sabato 9 febbraio 2008

Che dire di lei?


E' soltanto questione di spirito


























-Ti voglio bene...
Forse che ciò ti riguarda?-
Tu non vuoi essere amata, semplicemente perché non sei tu.
Non ti rimprovero di aver avuto paura, ti rimprovero di averla in qualche modo giustificata. Dire di sì a se stessi è la nostra individualità, è quello che voglio, il senso che cerco da questo.
Io posso farti tutto, ma non posso costringerti nei miei pensieri.
Questa è la mia colpa, il peccato.
Notte, il cielo vicino, quel letto senza novità, ogni volta sempre qualcosa di nuovo dietro quello che non si dice.
Quello che scrivo ha senso solo se c’è già qualcosa, altrimenti non serve a niente, altrimenti è solo premere, raschiare sempre dietro la stessa porta.


Scrivere è uscire da quella porta, cercare quello che non sei.
E allora vedi, pensaci un attimo: come ti è sembrato quello che ho detto? Cosa hai visto? No, non ti preoccupare, non cerco una risposta, cerco solo il confronto con la domanda, solo quello.
Filosofia, passione dello scrivere che non significa niente.
Chiudo qui oggi.

Prima che si asciughino gli ultimi due o tre baci voglio che sia di nuovo,
voglio di nuovo essere così, come una mano morta in un autobus.

venerdì 8 febbraio 2008

Ieri notte l'hanno chiamato Vincenzo





















E' un po' come aspettare che qualcuno ti faccia una fotografia e atteggiate il sorriso e il viso in modo da sembrare un po' meno scemo e fuori posto.
Fabrizio scrive: "Andate a dire a mia madre che non tornerò".
Ieri notte qualcuno l'ha chiamato Vincenzo.
Più cerca di essere se stesso e più lo scambiano per un altro. Le parole perdono realtà mentre le si pronuncia. Fabrizio De Andrè le scrive su fogli a quadretti, ha bisogno di riquadri, di mura solide.
La verità bisogna saperla cogliere in flagranza di reato.

giovedì 7 febbraio 2008

Immagini buone solo per Fabrizio














Un modo abbastanza giusto per amare la propria madre è quello di saperla guardare e nonostante questo continuare a dirle di sì.


Lei è in piedi.

Lei indossa un vestito rosso con dei bordini celesti.

Lei ha i capelli lunghi.

Lei ha gli occhi chiusi.

Lei è sposata da più di quindici anni.

Lei sta baciando un uomo che io non ho mai visto.

Lei è mia madre.


Mai una negazione, sempre una nuova domanda. Questo vale anche per i ricordi.
Finora non ho provato nessuna emozione nuova, è tutto come me l'ero immaginato.
Vedete, io vi sto avvisando: l'importante in questa storia sarà non scambiare l'anomalo con il falso, solo così non si correrà il rischio di rimanere tutti delusi: chi legge, chi scrive, chi immagina, chi ricorda, solo così si eviterà di finire per perdersi.
E allora, detto questo, devo dire che ancora oggi se penso a mia madre, spesso, me la raffiguro così: come una specie di burattino attaccato ad un sostegno, cascante, proprio come se fosse mezza addormentata, con le pieghe attorno alla bocca, anch'esse rivolte all'ingiù.E allora eccola lì, questa è la sua immagine: in piedi, saran state le quattro del pomeriggio, con la schiena contro la portiera di una macchina, con le mani nelle mani di un uomo che non conosco.

mercoledì 6 febbraio 2008

moi


















Mon amour
mon doux, mon tendre, mon merveilleux amour
de l'aube claire jusqu'à la fin du jour
je t'aime encore, tu sais, je t'ame.

...non insegnate ai bambini



























Sebbene non saremo mai tutti d'accordo io dico che Fabrizio è veramente bello.
Non è tanto l'aspetto fisico che ora ci interessa quanto la sua continua schizofrenia nel fare e nel pensare. Ascolta Gaber, mangia una mela, ha un maglione blu e una maglietta bianca.
Mica hanno torto quelli che pensano che sia insopportabile. O non parla o parla troppo. O lo amano follemente o potendo gli strapperebbero il naso a morsi.
Ci sono almeno tre motivi per stargli alla larga e altrettanti per fare l'amore con lui almeno una volta ogni due giorni.
Perchè masturbarti quando puoi avere uno come lui?
Quanto è bello amare quando alla fine non ce ne frega niente?
Fabrizio ha il problema opposto dell'eiaculazione precoce. Fabrizio non gode mai con facilità, il sesso è il suo racconto misterioso dei fatti. E' un trucco per non farsi capire.
Fabrizio sa che un giorno è felice e un altro paga questa felicità, proprio come un contrappasso dantesco. E' la schizofrenia del suo tempo e Fabrizio ha sempre più paura di questi cambiamenti.
Oggi è stato a scuola, scuola elementare. Tanti bambini che lo ascoltavano, che ascoltavano un "grande" che parlava di futuro...non ci voglio nemmeno pensare

lunedì 4 febbraio 2008

Lo spettacolo d'arte varia di chi ti ama da una vita


















Fabrizio sa che non vale più la pena.
E' sempre così. Dopo una giornata bella segue sempre una giornata in cui scontare la bellezza, in cui fare i conti con quel che si è avuto.
Fabrizio De Andrè esce di casa alle 9 e 20. Prende la prima strada sulla sinistra, supera il cantiere del teatro petruzzelli, quello che dovrebbero riaprire nel prossimo dicembre, taglia in due la città e si dirige con passo deciso verso il suo ufficio.
Quel che gli aspetta è una giornata surreale.
Incontri con gli assessori, scontri con i propri capi, incomprensioni con chi gli sta accanto.
Che scenario desolante! Non c'è musica in quell'ufficio, non c'è bellezza.
Non esiste bellezza quando c'è interesse, non esiste nè ragione nè sentimento.
E' martedì mattina e Fabrizio non vede già l'ora che arrivi venerdì.
Andrà al cinema, vedrà l'ultimo film di Woody Allen, mangerà una pizza, scoperà e se sarà fortunato raggiungerà anche l'orgasmo.
Non ha capito niente della sua vita. Avrebbe voluto fare il cantante, lo scrittore e invece si ritrova impiegato comunale. Lasciare tutto e mettersi a scrivere? E come? Proprio ora che a fine mese ha uno stipendio?
Gli dicono di pensare ai disoccupati, ai trentenni come lui. Già i trentenni, magari con i suoi stessi titoli, con la stessa voglia di fare, di pensare al futuro.
Eppure lui ha fatto tutto quello che poteva fare: si è laureato con il massimo dei voti, si è preso un dottorato di ricerca, un titolo di archivista, una specializzazione all'estero. Ha lavorato all'estero, ha fatto e vinto concorsi, ha fatto tanto, ma non è riuscito a trovare se stesso.
Fabrizio oggi non ha nessuna voglia di perdersi lo spettacolo d'arte varia di qualcuno innamorato di lui. Stanotte Fabrizio dormirà a casa della persona che sa di amare.

L'intellettuale del Novecento



















Non mi piace quello che faccio! Non è il lavoro adatto a me. Non ci credo più.
Io amo la letturatura, amo l'arte, la libertà. Non amo invece il lavoro che sono costretto a fare. Sono la reincarnazione dell'intellettuale impiegato della pria metà del Novecento. Pessoa, Mann, Svevo, Kafka etc. etc.
Voglio essere libero, ma se sono libero non sono libero di viaggiare, di leggere, perchè non avendo soldi non potrei permettermi niente.
Che schiavitù!

domenica 3 febbraio 2008

Illuminazioni...dialogo morale tra Fabrizio e un non so






















Felice chi è diverso essendo egli diverso,
ma guai a chi è diverso essendo egli comune.

"Eppure la vita è una cosa bella. Non è vero?
dimmi di sì, ti prego."

Discorso politico e non


















Le stranezze del nostro tempo ci hanno abituato a molto, e di più. Alla stupefacente scena mancava il prototipo del bambino prepotente. Pensate a quei bambini che arrivano al campetto con il loro bel pallone nuovo sotto il braccio e propongono di fare due squadre e una partita. Uno di quei bambini che indossano la maglia della squadra per cui tifano, con le scarpe più costose e che non sopporta che non gli si passi la palla spesso, uno di quelli che non passa la palla nemmeno sotto tortura, il classico individualista.
O, ancora peggio, una di quelle persone che non tollera di perdere e che prolunga la partita finché non riesce almeno a pareggiare.

Uno di quei bambini insomma con cui si sa sempre come finisce il pomeriggio: il bambino prepotente, rosso di rabbia, si riprende il pallone e nel silenzio generale lascia gli altri senza divertimento.

Nelle quinte della politica nazionale ci sono sempre più arroganti bambini "proprietario" del pallone. Vogliono decidere quando giocare, come giocare, chi giocare.

Che sia una partita di calcio da oratorio o una votazione o un processo, o meglio ancora un talk show televisivo o un confronto parlamentare o una legge dello Stato, non importa.
Ci sono quelli che decidono, quelli che decidono chi vince e chi perde. E ci sono quelli che vincono sempre, quelli che vincono anche perdendo e quelli che sono quelli che troveremo lì anche fra dieci anni, pronti a cambiare maglia, a passare dal tifo per il milan a quello per l’inter, proprio come si passa dal tè al caffè.

Sono quelle persone che non sanno rinunciare alla loro micidiale sincerità, all´energica autenticità della loro visione del mondo. Restare in piedi, anche se per far questo devono calpestare qualche amico. Non gliene importa nulla del gioco, dei giocatori, delle regole del gioco. Gli importa soltanto vincere, vincere, vincere, e peggio per chi non lo capisce.

Lasciati guardare un po' più a fondo - finché si può - senti come tremo perchè sento che tutto finisce qui lasciati guardare un po' più a fondo - finché si può - un ultimo saluto al nostro tempo
e tutto finisce qui
…” Subsonica, lasciati, una canzone di qualche anno fa, una canzone di malinconica rinuncia, una canzone da atmosfera, si sarebbe detto negli anni ottanta. Una canzone in cui “le parole si prosciugano e il fiato non ha via d’uscita”, una canzone che, forse, mette in luce “l’oscurità” di questi giorni, di questa nostra politica “cerchiobottista”, in cui non esistono più gli ideali, né da una parte né dall’altra, ma solo il potere, la gestione del potere, proprio come quei docenti universitari che smettono di fare ricerca, la vera vocazione del professore accademico, e diventano burocrati, gestori di potere.

Ecco che “i nostri” in questi giorni non stanno facendo nulla per nascondere loro stessi, per celare a la loro familiarità con l’affarismo e l’opacità dei comportamenti: una familiarità così radicata, da non farli più avvertire né l´illegalismo né l´opacità delle loro azioni. Perché parlo di illegalismo? Perché è un illegalismo ideologico, morale, di pensiero quello che più fa male in questo momento. Una forma di difesa di casta che la gente non riesce più a sopportare, perché c’è troppa distanza fra l’Italia dei palazzi e quella della strada. Non basta la televisione a far entrare la politica ogni giorno nelle case degli italiani. Ci sono due velocità, due mondi, due modi di vedere le cose: quello della politica e quello delle mille contraddizioni che nella politica dovrebbe trovare soluzioni e non alimenti, che è quello della vita di noi cittadini.

Non è tanto l’accusa di presunte illegalità quello che in questo momento fa male ai cittadini. E’ più la distanza, il senso di onnipotenza, di arroganza nei toni che porta il mondo politico spalle al muro di fronte agli occhi della gente.

Tutto è concesso, questo è il senso della casta. Tutto viene passato da padre in figlio, da padrino a figlioccio. Con questa legge elettorale i cittadini non possono in pratica neanche più votare un loro candidato. Ma si diventa onorevole in base ad una scelta di segreteria. Casta della casta.

E non serve il populismo di facciata, non è così che si governa, non è dando il contentino di immagine che si esercita il ruolo di amministratori della cosa pubblica. Si deve programmare e le programmazioni sono sempre lunghe. Si deve partire dalle idee, dalla cultura delle idee, puntare sui giovani, sui meriti, sui talenti, sulla creatività, sulla cultura del lavoro. Altrimenti? Altrimenti ci troveremo sempre di fronte
quel bambino che finisce per tornarsene a casa con il "suo" pallone perché lui non vuole rispettare le regole del gioco.

Momento di solitudine post


























Schopenauer diceva che l'uomo è ingannato dalla natura. Egli è stato per certi aspetti un modello per il cosmico pessimismo leopardiano. Questo Fabrizio De Andrè lo sa benissimo. Legge sul suo letto, ascolta Bruce Springsteen dalle cuffie dell'i-pod bianco.
Schopenauer afferma che l'uomo dopo aver raggiunto l'orgasmo capisce l'inganno della natura e vive momenti di grande delusione. Da lì la voglia di solitudine di Fabrizio dopo aver fattlo l'amore?
L'uomo per il filosofo nordico è ingannato dalla natura, interessata alla procreazione, che illude l'uomo che il sesso possa dargli gioie e sublimazione di ogni dolore. In realtà non è mai così e l'uomo si chiude nel proprio avvilimento.
Questo legge Fabrizio, cosa pensino gli altri e cosa facciano gli altri dopo aver raggiunto l'orgasmo Fabrizio questo non lo sa.