sabato 19 maggio 2007

Zodiac














Il tema dell'ossessione, già declinato efficacemente da Fincher in Fight club e Seven, ritorna e diventa quindi perno dell'intera vicenda. E' un bel film specialmente nel primo tempo, un film-documentario, ben fatto, con dialoghi veloci, ma comunque ben strutturati. Il secondo tempo poteva essere snellito, ci sono alcune scene un po' lunghe se non addirittura inutili.

Non è il solito film sul serial killer e anche i risvolti familiaristici dei protagonisti non sono americanizzati in scene d'amore o di retorico patetismo, ma servono solo per far vedere quanto l'ossessione allontani l'uomo dai propri affetti, divenendo l'unico grande affetto.
E' un film per metà thriller e per metà reportage e questo è reso possibile solo dilatandone la durata. La scommessa mi sembra vinta, soprattutto sul piano registico, leggermente meno su quello narrativo. E' stato il caso irrisolto per eccellenza, uno dei criminali entrati di diritto nel (nero) immaginario collettivo americano. Una specie di Jack lo Squartatore made in USA, piombato di forza, insieme a Charles Manson, a macchiare di sangue i sogni di peace and love della generazione hippie.

giovedì 17 maggio 2007

Charles Swann mi avrebbe scritto così
















Di nuova luce si parla stasera. Evito lo specchio, non sopporto l'idea di non piacermi. Si parla allora della necessità di guardare altrove, di guardarlo per sfuggire all'idea di sentirsi qui, del pregiudizio di chi aspetta ancora la strada della vanità di sentirsi unico, di volerlo e non poterlo essere.
Nella mia stanza c'è la notte, c'è il vento che si alza dal mare, c'è la santa voglia di chiudersi gli occhi e lasciarsi un po' immaginare.

Forse è arrivato il tempo di chiudere i libri, di tappare gli occhi ai telefonini e di chiedersi invece come va, del perché aspetto che qualcosa mi cambi e della mia voglia di non partecipare alle feste e di non salutare.
Mi lascio andare e nella mia riparata poltrona nera osservo il ritmato movimento delle mie gambe portate dall'ansia. Cosa faccia della notte un monumento di pensiero non lo so.

Sarà ilsilenzio o la certezza di non dover incontrare nessuno, ma in queste ore sembra proprio che le parole non costino nulla e che si possa prenderne abbastanza per provare a darsi fiducia.
Io so di applicare al sogno le regole della poesia, vivo cioè di quelle alterne passioni nelle quali, alla mia età, vi è la ragion d'essere di ogni sentimento.

E' tardi e mi si gelano le braccia. la notte curiosa comincia a cadere.
Come giudico allora l'amore se non come una fata che strega tante magiche speranze?
Eppure l'amore è solo un desiderio con delle proprie idee che troppi poeti hanno smentito, ed io questo ormai lo so bene, non c'è più bisogno che lo dica.

Eppure...eppure ho voglia di guardarmi indietro e non trovarmi più, ho voglia di tornare ai tempi del liceo, ho voglia di sapere dell'esistenza di Dio, del Dio che si rincorre nelle bugie "dei sempre", del Dio che ama le donne e applaude alla follia.
E allora ma chi l'ha mai detto che era importante arrivare fin qua? Incappucciati dalla fretta inciampiamo in quel che vorremmo fare e diciamo di non potere ed ogni giorni ci sembra così, inutile. Ogni giorno è un giorno in meno che avremmo potuto vivere.
Sei rimasto solo tu a non aver più confine, solo tu non sei stato cambiato, non hai ceduto alla superbia di gettarsi alle stelle.
Riceverai un premio per questo? Dimmi, Vincenzo, riceverai un premio per la tua coglionaggine?

No, solo la possibilità di ricevere questa lettera come se ti venisse da mani più amate delle mie, mani secche e dalle poche parole, pari ai miei versi, pari alla voglia che ho di me.

Ho pensieri e luna da guardare, mi manca la bellezza,
una bellezza da conquistare.

mercoledì 16 maggio 2007

...New York...















“Sì…vaffanculo anche tu - Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita. In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle. In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina. In culo ai Sikh e ai Pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti…puzzano di curry da tutti i pori; mi mandano in paranoia le narici… aspiranti terroristi, E RALLENTATE, CAZZO! In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi e te lo sbattono in faccia sul Gay Channel. In culo ai bottegari Coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica: sono qui da 10 anni e non sanno ancora mettere due parole insieme. In culo ai Russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti; rubano, imbrogliano e cospirano…tornatevene da dove cazzo siete venuti! In culo agli Ebrei Ortodossi, che vanno su e giù per la 47a nei loro soprabiti imbiancati di forfora a vendere diamanti del Sudafrica dell’appartheid. In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’universo; quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas/Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita… e Bush e Chaney non sapevano niente di quel casino?! Ma fatemi il cazzo di piacere! In culo alla Tyco, alla ImClone, all’Adelphia, alla WorldCom...

"...In culo ai Portoricani: venti in una macchina, e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale… e non fatemi parlare dei pipponi dei Dominicani: al loro confronto i Portoricani sono proprio dei fenomeni. In culo agli italiani di Benson Hurst con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant'Antonio, che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi, sperando in un’audizione per I Soprano. In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermesse e i loro carciofi di Calducci da 50 dollari: con le loro facce pompate di silicone e truccate, laccate e liftate…Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane! In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa. E muovete…le chiappe, è ora! In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia! In culo ai preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo. Se l'è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un weekend all'inferno, e poi gli alleluja degli angeli per il resto dell’eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville. In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell'eternità con le vostre settantadue puttane ad arrostire a fuoco lento all'inferno. Stronzi cammellieri con l'asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!...

...In culo a Jackob Elinsky, lamentoso e scontento. In culo a Francio Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza. In culo a Naturelle Riviera: le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia…maledetta puttana! In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore: beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri inneggiando ai Bronx Bombers. In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di Soho, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi. No, no, in culo a te, Montgomery Brogan. Avevi tutto e l'hai buttato via, BRUTTO TESTA DI CAZZO!”

Trentenni









Io sono arrabbiato, sono molto arrabbiato, sono così arrabbiato che non ho quasi voglia di scrivere oggi. Ma questa insoddisfazione non nasce perché scrivo e non so nemmeno chi mi legge, succede a tutti i giornalisti di scrivere senza sapere la faccia dei propri lettori e questo, se ci pensate, è comunque sempre un po’ strano, no, non sono arrabbiato per questo, non sono nemmeno arrabbiato perché quando trovo un lavoro mi fanno credere che è solo per farmi un favore che me lo danno e poi mi sfruttano, mi spremono come una bestia. Io sono arrabbiato perché ho capito che dall’età della ragione il mio destino è stato deviato. E’ stato deviato dal segreto, dall’ipocrisia, dalla paura che ci mettono addosso. Io ho paura di queste parole. Paura e ipocrisia, e nella paura non agisco, non faccio niente per vincerla, per liberarmi da questa schiavitù psicologica.

Perché io e la mia generazione abbiamo vissuto sempre con la paura addosso.

L’ansia di sbagliare, il timore di non essere all’altezza, la trepidazione, il batticuore, la paura, la paura e poi ancora la paura. La paura delle malattie, dei “tossici” al giardinetto, paura di deludere le aspettative dei nostri genitori, la paura di non laurearsi in tempo, paura di essere rimasti incinta.

Io adesso esigo la verità, un sola, perché l’abbiamo pagata tutta fino in fondo questa situazione di incertezza, di ennesima precarietà.

30 anni di vita deviati dalla paura e dalle frasi ipocrite che ci mettevano addosso una ansia bestiale, 30 anni che potevano essere diversi per voi, per me, per tutti. Perché noi siamo ancora giovani. Statistiche alla mano siamo la fascia di età che legge di più, che compra più musica, che va più al cinema, potenzialmente dovremmo essere il centro di questa società, dovremmo avere il diritto e la forza di cambiarla, ma poi nei fatti non è così. Siamo Fenomeni proprio per questo, perché facciamo di tutto per non esserlo.

La società ha paura dei giovani e li immobilizza con l’arma della paura.

Noi italiani poi, come diceva il poeta Umberto Saba, al contrario dei francesi, degli americani e degli inglesi “non abbiamo preso il posto dei nostri genitori”. La nostra storia è nata con un fratricidio, Romolo che uccide Remo, e non con un patricidio. Non abbiamo mai voluto superare il vecchio, ci siamo affidati alla tradizione. E anche quelle generazioni che hanno provato a farlo, mi riferisco ai sessantottini, o hanno copiato proposte nate fuori dall’Italia, o sono stati soffocati dalla famiglia come valore unificante. Unificante di cosa poi? Ma questo è un altro argomento che rimando ad una prossima chiacchierata.

Quel che voglio dire, invece, è che vorrei tanto che le cose cambiassero. Sarebbe un bene per tutti, anche per i cosiddetti vecchi che avrebbero una società migliore come avviene in altre parti del mondo, vorrei che ci liberassimo di quel senso di paura che la società, che i nostri genitori, che noi stessi ci siamo costruiti come alibi per non dover agire. Perché, se non ve ne foste accorti, noi abbiamo ancora il talento del bello, non possiamo ingabbiare il nostro diritto a sbagliare, ad illuderci, a continuare ad inciampare con la minaccia della paura, con frasi ipocrite che ci spacciamo come vere.

Sono arrabbiato, sono molto arrabbiato, sono arrabbiato come uno che scopre di essere morto. Io non ero così una volta, almeno non da bambino. Pregustavo il mistero della svolta. Il futuro è un palloncino che vola parallelo a quello dei sognatori, a quello degli uomini liberi.

Non si spera, si “spara”, si spara il proprio Io, il proprio futuro pieno di desideri nell’atmosfera in attesa che si avveri. Ma quell’Io poi non ritorna, quei sogni sparati nell’infanzia non sono più nostri, non sono né miei né vostri, sono stati soffiati via. Vedevo altri ragazzi con i miei stessi sogni, altri bambini giocare con un pallone che vola in alto se a lanciarlo sono le mani di un piccolino e che scoppia se invece a farlo è un adulto. Da bambini ci si immagina che il futuro sia fatto di felicità, ma poi da grandi ci si sveglia in un monolocale in affitto che non sai se riuscirai a pagare a fine mese. Scadenze, appuntamenti inutili, bollette da pagare, sorrisi accondiscendenti al proprio capo…è questo quello che mi fa arrabbiare, che mi deprime, che mi toglie la voglia di lottare. Quel poco di puro, di grande, di bello che abbiamo amato da bambini sembra chiuso in una cassaforte di cui abbiamo perso la combinazione. Sappiamo che c’è ancora, ma non riusciamo più a rivivere quell’innocenza e ci arrabbiamo, e più ci arrabbiamo e più ci allontaniamo da quella purezza, più dimentichiamo la combinazione della cassaforte.

Vincenzo inizia ad avere i capelli bianchi, ed è inutile che continua a mettersi gli stessi jeans di quando aveva 19 anni, non è più lui. Vincenzo il tuo futuro non c’è, il tuo futuro l’hanno già scritto. Torna bambino allora, chiamati, cerca una tua foto di allora e vedi come ti hanno fatto diventare. Devo spaventarti, ma questa volta sul serio, questa volta per una paura vera, non costruita per non farti agire, ma una paura che ti deve mettere paura, vergogna per quel che sei diventato, che ti deve spingere a cambiare. Chiudi gli occhi e credici, allora, fai finta che quel bambino della foto ti chieda di giocare con lui. Non ti arrabbiare adesso, no, non è un sogno, è vero, stai cercando di giocare con lui, con il bambino che eri un tempo.

“E allora giochiamo che tu eri…”, i bambini, fateci caso giocano quasi sempre usando i verbi all’imperfetto…che eri, che ero….,”giochiamo che eri un adulto di 30 anni che voleva solo essere libero…giochiamo!”

martedì 15 maggio 2007

Passi la vita a farti dire che prima sei troppo giovane, poi troppo vecchio: mi dico, ci sarà una fase intermedia in cui si devono godere le cose, no?








I depressivi vogliono essere felici per confermare la loro depressione, se fossero felici non potrebbero essere depressi,dovrebbero uscire nel mondo e vivere...il che puo essere deprimente...

...Con i voti cominciano appena nasci, se vieni fuori con tutti i pezzi a posto, se piangi abbastanza forte e se sei sopra i 4 kg ti puoi beccare persino un 10 altrimenti giù a scalare. Se sei precoce, se sei uno di quelli che iniziano a camminare e chiamare mamma prima dei dieci mesi…ti possono dare anche un 9-9 e mezzo…….altrimenti anche li si scende. Inutile dire che appena cresci e vai all’asilo…beh….li si fa sul serio e i voti cominciano a fioccare A scuola, ovviamente, devi fare i conti con l’esplosione, la compilation, il festival dei voti! Forse però il peggio deve ancora venire…perché poi ti aspettano per darti il voto per le ragazze con cui esci, per la macchina che hai, per la casa in cui vivi, per il lavoro che fai. Siamo qui per prendere e dare voti…Non c’è niente di male….Se non c’è niente di male a smettere di fare ciò che vuoi per fare solo quello che ti fa avere buoni voti. Da zero a dieci ho un presente da…..6…….meno……meno. Ho un appartamento di 85 metri quadri, cabina doccia con bagno turco, letto giapponese…ho un ulcera e un esofagite da 8 e mezzo…anche il mio passato remoto è da 8 e mezzo, quello più recente, da 6. Ho avuto un fratello che qui in paese era un mito, se n’è andato qualche anno fa…si chiamava Ivan ma nessuno lo chiamava così. Da più di 20 anni ho 3 amici che se volete ve li regalo tutti, anzi, se li portate via ci metto anche un motorola e il calendario con la Ferilli. Ho una moglie, Fabiana, una che ha mooooolta pazienza. Ho un furgone dell’82, ci vado a fare le serate di blues col mio gruppo (sempre più raramente) Ho una carta d’identità che ogni tanto consulto…beati voi se sapete sempre chi cazzo siete Ho anche altra roba ma sta a vedere che adesso vi faccio il mio settequaranta. Ho un futuro da 9 o da 4.dipende da come mi alzo...

.."Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un pò ti si mescola tutto in testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perchè la Roma fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per la Roma quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo...Ok, va bene tutto, ma non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2-1 in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient'altro nella testa. E poi il fischio dell'arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato l'elemento cruciale in tutto questo, rende la cosa speciale; perchè sei stato decisivo come e quanto i giocatori e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio e che male c'è in questo?.....anzi è piuttosto confortante se ci pensi."
..Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vita mi sembrano analoghi. Dare alla luce un bambino dev'essere straordinariamente emozionante, ma di fatto non contiene l'elemento cruciale della sorpresa, e in tutti i casi dura troppo a lungo; la realizzazione di un'ambizione personale - una promozione, un premio, quello che vuoi - non presenta il fattore temporale dell'ultimo minuto, e neppure l'elemento di impotenza che provai quella sera. E cos'altro c'è che potrebbe dare quella subitaneità? Una grande vincita al totocalcio, forse, ma la vincita di grosse somme di denaro va a toccare una parte completamente diversa della psiche, e non ha niente dell'estasi collettiva del calcio o del cuore che ti ronza nel cervello quando stai per dare il primo bacio. E allora non c'è proprio niente che possa descrivere un momento così. Ho esaurito tutte le possibili opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognato per due decenni nient'altro (cos'altro c'è che sia sensato agognare così a lungo?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto come da bambino. Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento sportivo come il loro miglior momento in assoluto. Non e' che manchiamo di immaginazione, e non è nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; è solo che la vita reale è più pallida, più opaca, e offre meno possibilità di frenesie impreviste".

L'ipocrisia delle apparenze



















Ma dico io: è possibile che la gente sia sempre così dura non appena la "questione" esce dal proprio tornaconto?
"Ma tu non hai idea di quanto io ti sia affezionato, di quanto ti voglia bene" è questo quello che ti dicono, ma poi nei fatti non lo dimostrano mai.
Che ci vuole a die queste cose?
"Io merito di più, io voglio quelle attenzioni che non mi hai mai dato".
Vanità, le parole senza le azioni sono splendide vanità, certo molto buone per illudere la gente, ma poi sterili quando si tratta di fatti concreti.

Mi sono rotto le palle, dei falsi moralismi, di quei ragionamenti benpensanti che servono solo a salvare le apparenze. La coscienza, i sensi di colpa, dire sempre la verità...


Uomini cui pieta' non convien sempre, mal accetando il destino comune,
andate nelle sere di Novembre, a spiar delle stelle al fioco lume, la morte ed
il vento in mezzo ai camposanti muover le tombe e metterle vicine, come fossero tessere giganti di un domino che non avra' mai fine.
Uomini, poiche' all'ultimo minuto non vi assalga il rimorso ormai tardivo per
non aver pieta' giammai avuto e non diventi rantolo il respiro: sappiate che la
morte vi sorveglia, gioir nei prati o fra muri di calce, come crescere il gran
guarda il Villano finche' non sia maturo per la falce.
CORO
Non cercare la felicita' in tutti quelli
a cui tu hai donato per avere un compenso,
ma solo in te, nel tuo cuore, se tu avrai donato solo per pieta',
per pieta', per pieta'...

La gente gode nell'essere trattata male. Più la si tratta male e più si è amati. Per questo io non sono amato.
Mi sento così vuoto di fronte a queste cose, non so come reagire, vorrei mandare tutti a fare in culo, vorrei urlare in faccia che mi fa schifo tutto questo.

lunedì 14 maggio 2007

Le tourbillon de la vie
















Elle avait des bagues à chaque doigt,
Des tas de bracelets autour des poignets
Et puis elle chantait avec une voix
Qui, sitôt, m'enjola.
Elle avait des yeux, des yeux de paille
Qui m'fascinaient, qui m'fascinaient.
Y avait l'ovale d'son visage pale
De femme fatale qui m'fut fatal. (bis)

On s'est connu, on s'est reconnu,
On s'est perdu d'vue, on s'est r'perdu d'vue.
On s'est retrouvé, on s'est réchauffé
Puis on s'est séparé.

Chacun pour soi est reparti
Dans l'tourbillon d'la vie.
Je l'ai revue un soir aïe aïe aïe
Ca fait déjà un fameux bail. (bis)

Au son des banjos, je l'ai reconnu,
Ce curieux sourire qui m'avait tant plu.
Sa voix si fatale, son beau visage pâle
M'émurent plus que jamais.

Je m'suis saoulé en l'écoutant.
L'alcool fait oublier le temps.
Je m'suis reveillé en sentant
Des baisers sur mon front brulant. (bis)

On s'est connu, on s'est reconnu.
On s'est perdu d'vue, on s'est r'perdu d'vue.
On s'est retrouvé, on s'est réchauffé
Puis on s'est séparé.

Chacun pour soi est reparti
Dans l'tourbillon d'la vie.
Je l'ai revue un soir ah la la
Elle est retombée dans mes bras. (bis)

Quand on s'est connu, quand on s'est reconnu,
Pourquoi s'perdre de vue, se reperdre de vue ?
Quand on s'est retrouvé, quand on s'est réchauffé,
Pourquoi se séparer ?

Alors, tous deux, on est r'parti
Dans l'tourbillon d'la vie.
On a continué à tourner
Tous les deux enlacés.

Portava un anello per ciascun dito
una montagna di braccialetti ai polsi
e poi cantava con una certa voce
che pure mi acchiappava
Aveva certi occhi certi occhi d'opale
che mi affascinavano, o se mi affascinavano
e poi c'era l'ovale di quel pallido viso
di donna fatale che fatale mi fu.
Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati
Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
e poi l'ho rivista una volta di sera trallallalla
e' un ballo famoso
Al suono del banjo l'ho riconosciuta
quel curioso sorriso m'aveva invaghito
la voce fatale sul viso bello e pallido
mi emozionarono più che mai
Mi sono stordito mentre l'ascoltavo
l'alcool fa dimenticare
mi sono svegliato e sentivo
dei baci sulla mia fronte ardente
Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati
E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme
ci siamo riattizzati
Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
E poi l'ho rivista una sera
trallallla
e mi è ricaduta tra le braccia
Quando ci siamo conosciuti
quando ci siamo riconosciuti
perché perdersi di vista,
perdersi ancora di vista?
Quando ci siamo ritrovati
quando ci siamo riacchiappati
perché separarsi?
Allora tutti e due siamo ripartiti
nel vortice della vita
E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme

Son tanti anni che Marrakech express è il film che amo di più















...la voglia di non dire mai "è finita", la capacità di sorridere e perdonare, l'empatia innata...l'amore folle per la vita e l'incapacità di odiare...ma la voglia, a volte, di saperlo fare...
...ti adoro...Marrakech express