giovedì 17 maggio 2007

Charles Swann mi avrebbe scritto così
















Di nuova luce si parla stasera. Evito lo specchio, non sopporto l'idea di non piacermi. Si parla allora della necessità di guardare altrove, di guardarlo per sfuggire all'idea di sentirsi qui, del pregiudizio di chi aspetta ancora la strada della vanità di sentirsi unico, di volerlo e non poterlo essere.
Nella mia stanza c'è la notte, c'è il vento che si alza dal mare, c'è la santa voglia di chiudersi gli occhi e lasciarsi un po' immaginare.

Forse è arrivato il tempo di chiudere i libri, di tappare gli occhi ai telefonini e di chiedersi invece come va, del perché aspetto che qualcosa mi cambi e della mia voglia di non partecipare alle feste e di non salutare.
Mi lascio andare e nella mia riparata poltrona nera osservo il ritmato movimento delle mie gambe portate dall'ansia. Cosa faccia della notte un monumento di pensiero non lo so.

Sarà ilsilenzio o la certezza di non dover incontrare nessuno, ma in queste ore sembra proprio che le parole non costino nulla e che si possa prenderne abbastanza per provare a darsi fiducia.
Io so di applicare al sogno le regole della poesia, vivo cioè di quelle alterne passioni nelle quali, alla mia età, vi è la ragion d'essere di ogni sentimento.

E' tardi e mi si gelano le braccia. la notte curiosa comincia a cadere.
Come giudico allora l'amore se non come una fata che strega tante magiche speranze?
Eppure l'amore è solo un desiderio con delle proprie idee che troppi poeti hanno smentito, ed io questo ormai lo so bene, non c'è più bisogno che lo dica.

Eppure...eppure ho voglia di guardarmi indietro e non trovarmi più, ho voglia di tornare ai tempi del liceo, ho voglia di sapere dell'esistenza di Dio, del Dio che si rincorre nelle bugie "dei sempre", del Dio che ama le donne e applaude alla follia.
E allora ma chi l'ha mai detto che era importante arrivare fin qua? Incappucciati dalla fretta inciampiamo in quel che vorremmo fare e diciamo di non potere ed ogni giorni ci sembra così, inutile. Ogni giorno è un giorno in meno che avremmo potuto vivere.
Sei rimasto solo tu a non aver più confine, solo tu non sei stato cambiato, non hai ceduto alla superbia di gettarsi alle stelle.
Riceverai un premio per questo? Dimmi, Vincenzo, riceverai un premio per la tua coglionaggine?

No, solo la possibilità di ricevere questa lettera come se ti venisse da mani più amate delle mie, mani secche e dalle poche parole, pari ai miei versi, pari alla voglia che ho di me.

Ho pensieri e luna da guardare, mi manca la bellezza,
una bellezza da conquistare.

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