
L’uomo ama il proprio diritto a contraddirsi. Questo è evidente in ogni cosa che facciamo, in ogni nostro pensiero, anche in azioni apparentemente normali. L’amore, ad esempio, da sempre ha colto l’aspetto più contraddittorio ed irrazionale dell’uomo, perché sembra che per la sfera emotiva non valgono i principi razionali che di solito usiamo per altre emozioni come la gioia, il rimpianto etc. Come l’uomo riesce a parlare dell’amore senza contraddirsi? E’ possibile questo? E’ necessario perdere il controllo razionale per parlare dell’Amore, non ci sarà così bisogno di amici che recuperino la ragione sulla luna, come accadde per Orlando, non ubriaco, come i personaggi del Simposio di Platone, ma furioso poiché innamorato. Con l’amore l’uomo tenta così di spiegare quel bisogno o quel sogno dipendente che quasi tutti sentono almeno una volta nella vita: di stare con un altro, il quale è ri-conosciuto come parte integrante della nostra esistenza. Il rapporto con l’altro è quasi necessitato dalla certezza dell’appartenenza reciproca, io ti amo e quindi tu mi appartieni. Questo però è pericoloso, perché porta quasi inevitabilmente a patologie emotive. Per molti, allora, l’amore arriva ad essere una specie di patimento. E così il cuore di molte canzoni, di molte poesie diventa l’amore non corrisposto. Ma perché parliamo di amore come sofferenza,come desiderio di bellezza? Nella società di massa invece di acquistare libertà l’uomo e la donna assumono spesso solo comportamenti socialmente accettati. La conseguenza è la riduzione del piacere tanto che, per accrescere la libido, occorre un ostacolo. Dunque, vince ciò che è proibito o sfuggente? Giulietta e Romeo si sarebbero amati così tanto se il loro amore non fosse stato proibito dalle diatribe familiari? Paolo e Francesca di Dante, se non fossero stati cognati, avrebbero ceduto alla follia della passione amorosa? È triste ammetterlo, ma forse se non c’è impedimento non c’è innamoramento. L’amore è autoinganno come dicevano i poeti classici o è autoconvincimento, come dicono molto psicoanalisti moderni? Perché comunque tutte queste domande sull’amore oggi? Perché nel duemila continua ad essere una relazione fra opposti stati d’animo spesso del tutto soggettivi e senza equilibrio e per questo è lo specchio della nostra società molto più che di quella dei secoli passati. L’individuo innamorato vive nel tentativo, spesso disatteso, della ricerca dell’altro, per ristabilire un equilibrio interno difficilissimo da realizzarsi nell’esperienza di ogni giorno. Gran parte della canzone d’autore degli ultimi 50 anni è stata una sorta di fenomenologia del linguaggio dell’amore. Ma davvero per amare bisogna essere sofferenti, insicuri, angosciati e soprattutto aver timore di essere abbandonati? E se la risposta è sì, può essere questa la metafora del nostro vivere quotidiano, del nostro essere italiani? Nelle difficoltà l’italiano o si piange addosso o trova soluzioni eroiche e disperate, proprio come l’innamorato. Ma ritorniamo all’amore, allora, all’amore come metafora della nostra società. Perché in amore non vige la meritocrazia e vince, in realtà, ciò che in qualche modo sfugge, o è proibito dalle circostanze o da altri o dall’amato stesso? In questo caso la canzone diventa quel che è la Ginestra per Leopardi, solidarietà fra cose fragili. Ecco perché ascoltiamo questo tipo di canzoni, perché è più facile immedesimarsi con quello che prima di noi hanno vissuto altri. E’ un gioco di memorie e immaginazione, proprio come in una canzone di Lucio Dalla, un testo abbastanza semplice con un titolo significativo “Canzone”. “Non so aspettarti più di tanto ogni minuto mi dà l'istinto di cucire il tempo e di portarti di qua ho un materasso di parole scritte apposta per te e ti direi spegni la luce che il cielo c'è”, un testo semplice, quindi, diretto che si siede su una musica ritmata, ma non invasiva. Anche questa è una metafora della passione amorosa, specie quella iniziale. Ritmata, ma non invasiva, come il battito del cuore prima del primo incontro, come ad ogni nuovo inizio. Shakespeare diceva che l’innamorato è quello che aspetta, quello che cerca di arrivare in ritardo per non far vedere il proprio tormento, la propria impazienza. E’ un gioco delle parti in cui l’innamorato finisce per perdere sempre però. “Stare lontano da lei non si vive, stare senza di lei mi uccide...”, è anche una questione di lontananza ciò che fa male, è l’incapacità di pensare con lucidità che porta l’innamorato a dimenticare la causa stessa della sua follia. “Io ti amo!” Quante volte l’abbiamo detto questa frase e quante volte ce la siam sentiti dire o abbiam sperato di sentirla. Ma come si risponde a questa frase? In questo caso il linguaggio prende gusto a toccarsi da solo e all’”Io ti amo” si può rispondere solo con un “Io ti amo!” oppure smettendo di rimbalzare, smettendo di essere leggeri e rispondere con un silenzio, ma questo è già un altro discorso.