sabato 24 novembre 2007

Ricerche logiche: dal dubbio di Carofiglio alle Voci di dentro di Eduardo








Vorrei instaurare una sorta di brevissimo quanto incompleto dialogo immaginario tra due personaggi con cui nel giro di 24 ore mi sono confrontato: Gianrico Carofiglio con il suo ultimo libro L'arte del dubbio e Eduardo De Filippo con la sua piece teatrale Le voci di dentro portata in scena a Bari dalla compagnia del figlio Luca.


Chi ha letto fino ad ora i libri di Carofiglio sa che hanno una caratteristica particolare: l’autore quasi si nasconde dietro alle parole dei suoi personaggi, specie dietro quelle dell'avvocato Guerrieri, parole che diventano per il lettore un vademecum per la verità. Carofiglio spende tutta la sua energia ed il suo acume nel farli parlare, cosicché, se parlano i personaggi, se parla Guerrieri, la sua voce raramente si sente, è come attutita, o meglio resa più splendente dalla fiction di un personaggio ruscito, quanto ormai commerciale, come il suo celebre avvocato.

Una delle cose che Eudardo, quello de Le voci di dentro, e Carofiglio hanno in comune è il ricorso al concetto di verità, relativa quanto però persuasiva. Entrambi insistono su questo concetto, nelle varianti del saggio e della commedia amara. Entrambi arrivano e partono dallo stesso punto, ma il percorso che compiono è ben diverso.

In questo quadro il compito di chi legge o osserva appare estremamente problematico: sarebbe certo segno di oscurantismo disconoscere il valore del passatempo, ma sarebbe segno di miopia modellare l’attività critica su quella passatempistica, soprattutto se si è convinti che molti dei problemi in cui ci imbattiamo da esseri umani, sono problemi passibili di soluzione scientifica.

Cosa voglio dire con questo? Il compito del ragionamento , in questo caso sulla verità e sul dubbio che questa presunta o vera verità instaura sulla gente, sembra essere quello di dissolvere o di trasporli, dubbio e verità, su un altro piano.

Il problema è rilevante. Carofiglio accenna, lascia vedere e non vedere, non si sforza più di tanto, Eduardo non ti lascia dormire, ti porta i sogni dentro casa.

entriamo nello specifico seguendo la descrizione che Carofiglio dà dell’immagine (quasi-positivistica) della verità. E' come se egli riconoscesse la perdita di valore che la verità ha subìto realizzandosi da realtà a fiction e viceversa, ma non sappia uscire dal dissidio che si apre tra il valore fatto verità della finzione, e la verità senza valore della realtà. E' un caso di perdita di unità di verità e valore. E il lettore attento se ne accorge.

L’idea del conseguimento della verità, che ha animato tutta la piece di De Filippo, invece, è volontà di potenza. Il sospetto che questo stato di cose sopprima alcune delle nostre istanze più profonde, che non sia in grado di rispondere a domande, la cui risposta è per noi fondamentale, domande quali (per riprendere i corrispettivi kantiani): "che cosa possiamo sapere della verità?", "che cosa possiamo sperare?", "che cosa dobbiamo fare?" viene subito smentito dall'evolversi dei tre atti. Uno è propedeutico all'altro, ma nello stesso tempo ognuno vive di luce propria.

Queste domande io le ho trovate anche nel libro di Carofiglio, ma molto più velate non tanto dalla terminologia giuridica, quanto da un desiderio di commercializzazione della propria opera.

Ogni cosa è così com'è e basta.

Il mio, allora, è un urlo malinconico nei confronti del malinconico avvocato Guerrieri. Dove sei finito? Anche tu affascinato dalla fama dello spettacolo, anche tu pronto a salire sul carro dello show business?

Evviva Eduardo, evviva chi una volta disse "si parva licet!" ed evviva chi non l'ha mai voluto dimenticare

venerdì 23 novembre 2007

mercoledì 21 novembre 2007

Dedicato ai miei pensieri a chi ero ieri e anche per me



Vivere o capire.
Le tue parole l'estrema illusione in un cielo che sparì.
Che ci tocca inventare per mantenere paradisi e tempeste che ci eravamo promessi,
ora che a tutte le mie poesie
tu preferisci un saggio di critica letteraria,
tu che aspetti di veder sorgere sempre lo stesso sole, giorno dopo giorno.

scusate

C’è anche paura di aver cercato troppa poesia e di aver illuso qualcuno. C’è paura di essere colpevole di utopia e sogni, di aver parlato di passione come lezione di vita, quando la vita forse è poi altra cosa: paura di aver creato piedistalli fragili, nervi indifesi, menti e cuori impreparati al vero. C’è silenzio, a volte come una magia positiva, come se il silenzio riassumesse tutti i suoni possibili al pari del bianco per i colori; a volte come oppressione insostenibile da lacerare subito con un urlo espressionista.

domenica 18 novembre 2007

...e va tutto il mio sguardo in quegli sguardi




















Fai che la mia vita che tu sai
io non l'abbia vissuta neanche un po'.
Non sono più lo specchio
dove la prima volta ti parlasti.
Sono il giorno meno il giorno che non ti ha lasciato la notte

Voglio vivere l'attimo che sembra, voglio amar ciò che non dura

























Non credo alle cose visibili, perchè sono troppo difficili da raccontare.
Tu vivi però nel futuro attraverso il presente, io nel presente attraverso il passato.
Mi chiedo come si faccia ad attraversare l'inferno rimanendo un angelo.
La risposta:
Quando? Qui!
E allora non pensare a quel che farai domani senza di me.
Semplicemente non farlo