
Mi son tagliato i capelli a zero, tipo skinhead!
Ma tanto ricrescono in fretta, vero?
Vero??????
...mille parole di chiassosa bellezza...un gioco, una provocazione, una sfida, una comunicazione sì ellittica, ma più veloce e sempre in movimento. Laurea,Dottorato di ricerca, specializzazione e poi? E poi siamo pronti per giocare, per scriverci addosso, per non prenderci mai sul serio. Si parva licet!
Qualunque cosa dicesse quel giorno Fabrizio peggiorava la sua situazione con lei.
L’idea adolescenziale del principe azzurro, del sogno, della fata turchina, di quella persona cioè, maschio o femmina che sia, che ci prende per mano e ci dice dove andare, è qualcosa che ci portiamo dietro da prima dei banchi di scuola e dalle pagine dei libri di fiabe.
E’ l’esigenza di una vita che tutto intuisce e tutto esaudisce ancora prima delle nostre richieste. Una vita tranquilla insomma. Una maniera immaginaria di cercare una pacificazione interiore per sfuggire dalla triste realtà delle storie che ci circondano. Meglio rifugiarsi in pigre ma sazianti giustificazioni alla nostra ritrosia nell’investire in uno sforzo vero, potrebbero dire alcuni. Meglio addormentarsi sotto lo sguardo rasserenante di una fata o di un principe bello. Cosa vuol dire quando si chiede una vita tranquilla, una vita serena? E’ superare le differenze con la vita di ogni giorno, con quegli ostacoli che, in molte occasioni, per dirla come Pirandello di Uno nessuno e centomila, siamo noi a crearci. Prediamo la difficoltà amorose, ad esempio. Stare con una persona molto simile a noi non è sempre entusiasmante.
E’ rassicurante, questo sì, ma niente a che vedere con l’impulso fascinoso che ha sempre animato le grandi conquiste dell’uomo. E allora ecco che spunta fuori il compromesso.
Un giovane Vasco Rossi gridava che voleva una vita spericolata, oggi, qualche giorno fa, un altro giovane cantante canta che vuole una vita tranquilla, perché è da quando che è nato ha una vita spericolata. Sono due cose che stridono, la ricerca di una vita spericolata e di una tranquilla, sono due cose che non possono essere conciliate in un’unica vita?
I greci dicevano che essere felici voleva dire avere accanto un angelo buono, Aristotele, che greco era, diceva che questo angelo era un angelo carico di abbondanza, pieno di vita. Ma quale vita? Una vita dinamica o una vita di ozio? Un uomo autosufficiente, questo era l’obiettivo dell’uomo aristotelico, un essere umano capace liberamente di scegliere se accelerare o tirare il fiato, capace di capire che ci si riconosce infelici perché dovremmo essere felici. Ma come fare ad arrivare alla felicità, questo è spesso il problema? La filosofia parla di giusto mezzo, perché siamo noi a dover raggiungere il nostro equilibrio, noi che ci costruiamo la nostra vita E’ una vita libera quella che sia Vasco Rossi che Tricarico invocano a distanza di quasi trentenni, in modi diversi, in situazioni differenti. Questa richiesta non è né ingenua né retorica, è strutturale, è congenita in ognuno di noi.
La vita insegna risposte, oltre a costruire domande. Risposte a cui corrispondono domande che non ci siamo mai fatti. Sono le risposte a queste esigenze il vero motore della vita. E se la vita genera l’interrogazione nella sua radicalità, la vita insegna a mantenersi nella domanda, per non seppellire il cervello tra le opinioni diffuse, che rispondono non tanto alle nostre domande, quanto al desiderio di evitare il più possibile la fatica del pensiero. Ecco perché accettiamo sia la versione di Vasco, sia quello di Tricarico, perché la vita ha e deve avere velocità differenti, stimoli diversi, passioni diverse. Se ciò non dovesse accadere dovremo dire che nelle nostre vite, quando va bene, si avverte solo assenza, e non educazione della mente, con tutte le conseguenze disastrose in termini di depressioni, insoddisfazioni e malinconie.