sabato 5 aprile 2008

Ricrescono ricrescono, vero?






















Mi son tagliato i capelli a zero, tipo skinhead!

Ma tanto ricrescono in fretta, vero?
Vero??????

venerdì 4 aprile 2008

Parapiglia




















Mi domando se non mi sia inventato tutto.

- Cosa pensi? -
- Non so, tu? -

Per tutta la mattina ho avuto il bisogno di punirmi. Continuavo a conficcarmi le unghie degli indici nella pelle. Continuavo a mordermi le labbra.
Mi aiutava a non pensare, mi aiutava a non credere vero che da qualche parte c'era qualcuno che si stava prendendo gioco di me.
Ho smesso di scrivere, mi son guardato allo specchio.
Avevo la barba lunga, ma non avevo un brutto aspetto, ma forse sarei stato meglio senza quelle idee in testa.
Nulla ha più importanza di qualsiasi altra cosa.
Che strano vivere così!

spernacchiando qua e là


















Posso fare una serie di pernacchie oggi?
Posso spegnere le parole e accendere i suoni più grevi?

pernacchia a chi non sa leggere...
pernacchia a chi non ci mette il cuore...
pernacchia a chi non è rimasto...
pernacchia a chi non ci sarà stanotte...
pernacchia a chi giudica senza sapere...
pernacchia a chi non sa baciare...
pernacchia a chi non sa ascoltare in rime sparse il suono...
pernacchia a chi non è tornato indietro...
pernacchia a chi tanto o oggi o domani è la stessa cosa...
pernacchia a chi crede che sia tutto come prima...
pernacchia a chi crede che siano gli altri ad essere sempre in torto...
pernacchia a chi non si fa sentire mai...
pernacchia a chi non è telepatico...
pernacchia a chi si scorda sempre...
permacchia a chi fa le pernacchie...
pernacchia a me

Dovevo respirare con la bocca e non ci son riuscito



























- Stasera prima di fare l'amore con te l'ho fatto con un'altra persona.
L'ho fatto perchè so che ti eccita l'idea.
L'ho fatto con una ragazza più giovane di me. -
Ho chiuso gli occhi, non ero pronto per aprirli.
Provavo una sensazione nuova e ho provato a convincere la mia mano ad allungarsi per toccare la sua spalla, ma non ci sono riuscito. Ero il solo ad essere ancora sveglio.
Non ero più nel mio ruolo e non ero più al sicuro.

E' perchè la mia ragazza mi ha detto cose come queste e per l'amore che provo per lei che cerco di non pensarci più.

giovedì 3 aprile 2008

Senza parole


















Oggi è stata veramente una giornata di merda!
Trovatemi una cosa che sia andata bene, una sola.
Sono le 20,47...me ne vado a dormire così finisce prima...
Buio in sala, per favore.

E' notte alta e sono sveglio

















Messosi a nudo inizia la caccia delle parole usate ieri e magari anche in altre occasioni.
Non le ha con sè, ma non possono essere molto distanti da lui.
Eccole.
Sono per terra di fronte a lui.
Son già piene di polvere, sono sgonfie e piene di polvere scura.
Credi che le possa riutilizzare, magari per un'altra occasione?
Le prende da terra e se le fa scivolare nel palmo della mano.
Tante parole che si intrecciano fra il palmo della mano e le dita.
Ora le mani sono come la bocca, le labbra che le hanno pronunciate.
Ora con quelle mani può dire qualsiasi cosa.
E' notte alta e sente sul viso qualcosa di freddo.
Adesso capisce come si sente.
Un uomo con delle inutili parole nelle mani sotto il cielo che sembra lentamente accendersi.
E' come un sogno, ma non sembra ancora un sogno.

martedì 1 aprile 2008

E' una settimana che...




























Fabrizio non fa sesso da una settimana, forse di più.
Anche oggi, come spesso gli accade, ha messo un po' di tempo da parte per non fare nulla.
Poi ecco un pugno sul muro.
Poi ecco un sorriso.
Poi ecco che dice che gli manca lei.
Non c'è niente di peggio

Non disegnate le storie che finiscono in amore





















Il suo compito era di scrivere quel che vedeva.
La tavola era apparecchiata per due, ma nessuno ha mangiato.
- Non disegnare storie che finiscono in amore. -
Ma perchè la gente non torna a parlare del tempo quando non sa cosa dire invece che lasciarsi andare in considerazioni fatte con troppa facilità?
Fabrizio ha bevuto troppo stasera. Due birre, un bicchiere di vino rosso, un cognac.
Ha le guance rosse. Non ha la barba.
Fuori piove.
Lei lo guarda, fa un tiro alla sigaretta e lo guarda distratta.
Di tanto in tanto tira lunghe boccate mentre aspetta che lui finisca di piangere.
Piangere per niente, però sotto gli occhi di chi si ama.

lunedì 31 marzo 2008

Non lasciare niente per dopo



























Due più due fa quattro.
Anche due più due meno uno più tre meno due fa quattro.

Ecco...il dado è tratto.
Si può parlare d'amore parlando d'amore o si può parlare d'amore non nominandolo mai. Così come si può parlare di orgasmi, di masturbazioni senza aver voglia di parlare di sesso, ma usandolo solo come una metafora, una allegoria, forse autodistruttiva.
Quello che scrivo risponde a questa logica. Ammetto che non sempre può sembrare chiaro quello che scrivo, delle volte è sin troppo personale e delle volte, invece, è tutto talmente inventato da diventare una colpa.

Bisognerebbe far diventare quel che scrivo come dei vicini di casa, dar per scontato le immagini, le parole, sentire i respiri, le voci che vanno e vengono senza preoccuparsi mai.
Quello che vorrei scrivendo e non lasciare niente per dopo, ma non farmelo capire, per avere, poi, sempre quella voglia di scrivere un po'.

domenica 30 marzo 2008

Forse non lo sai, ma anche questo è amore



















Nessuna gioia vale questo amaro:
poterti far piangere, poterti far del male,
potere piangere con te.

Dico questo mentre continuo a studiare la mia faccia riflessa su di te

L'amore contagioso











Qualunque cosa dicesse quel giorno Fabrizio peggiorava la sua situazione con lei.

Erano mucchi di ricordi. Guardava nelle tasche di quei jeans che non glia andavano più.


In quella stanza buia, quel pomeriggio, scostò la tendina alla finestra. Vide il cielo ammucchiato contro le nuvole. S'appoggiò al vetro. C'era un contatto freddo.
Ti amo, pensò.
Mi amavi tanto.
Prima di non amarmi più.
E se l'amore non fosse stato contagioso?

Obbedisco al Dio che cresce
e il diavolo aumenta

Sabato notte



























"...sono uscita con le mie amiche, di solito ci si ubriaca e si va ad una festa, ma questo sabato non c'erano feste...
...e allora abbiamo iniziato a fare le stupide perchè dovevamo fare qualcosa di diverso."

Ieri Fabrizio ha picchiato la sua compagna...poi ad un certo punto si è fermato e si è messo a dormire.
Perchè ha smesso?
Forse perchè ha ricordato i momenti belli passati insieme?
Forse perchè la ama profondamente?
Macchè, se si fosse ricordato tutto questo, perchè lui la ama più di qualunque altra cosa e i momenti belli son stati i momenti più belli della sua vita, bèh se si fosse ricordato questo avrebbe continuato a picchiarla per chissà quanto tempo ancora.

Tra Vasco Rossi e Tricarico










L’idea adolescenziale del principe azzurro, del sogno, della fata turchina, di quella persona cioè, maschio o femmina che sia, che ci prende per mano e ci dice dove andare, è qualcosa che ci portiamo dietro da prima dei banchi di scuola e dalle pagine dei libri di fiabe.

E’ l’esigenza di una vita che tutto intuisce e tutto esaudisce ancora prima delle nostre richieste. Una vita tranquilla insomma. Una maniera immaginaria di cercare una pacificazione interiore per sfuggire dalla triste realtà delle storie che ci circondano. Meglio rifugiarsi in pigre ma sazianti giustificazioni alla nostra ritrosia nell’investire in uno sforzo vero, potrebbero dire alcuni. Meglio addormentarsi sotto lo sguardo rasserenante di una fata o di un principe bello. Cosa vuol dire quando si chiede una vita tranquilla, una vita serena? E’ superare le differenze con la vita di ogni giorno, con quegli ostacoli che, in molte occasioni, per dirla come Pirandello di Uno nessuno e centomila, siamo noi a crearci. Prediamo la difficoltà amorose, ad esempio. Stare con una persona molto simile a noi non è sempre entusiasmante.
E’ rassicurante, questo sì, ma niente a che vedere con l’impulso fascinoso che ha sempre animato le grandi conquiste dell’uomo. E allora ecco che spunta fuori il compromesso.

Un giovane Vasco Rossi gridava che voleva una vita spericolata, oggi, qualche giorno fa, un altro giovane cantante canta che vuole una vita tranquilla, perché è da quando che è nato ha una vita spericolata. Sono due cose che stridono, la ricerca di una vita spericolata e di una tranquilla, sono due cose che non possono essere conciliate in un’unica vita?

I greci dicevano che essere felici voleva dire avere accanto un angelo buono, Aristotele, che greco era, diceva che questo angelo era un angelo carico di abbondanza, pieno di vita. Ma quale vita? Una vita dinamica o una vita di ozio? Un uomo autosufficiente, questo era l’obiettivo dell’uomo aristotelico, un essere umano capace liberamente di scegliere se accelerare o tirare il fiato, capace di capire che ci si riconosce infelici perché dovremmo essere felici. Ma come fare ad arrivare alla felicità, questo è spesso il problema? La filosofia parla di giusto mezzo, perché siamo noi a dover raggiungere il nostro equilibrio, noi che ci costruiamo la nostra vita E’ una vita libera quella che sia Vasco Rossi che Tricarico invocano a distanza di quasi trentenni, in modi diversi, in situazioni differenti. Questa richiesta non è né ingenua né retorica, è strutturale, è congenita in ognuno di noi.

La vita insegna risposte, oltre a costruire domande. Risposte a cui corrispondono domande che non ci siamo mai fatti. Sono le risposte a queste esigenze il vero motore della vita. E se la vita genera l’interrogazione nella sua radicalità, la vita insegna a mantenersi nella domanda, per non seppellire il cervello tra le opinioni diffuse, che rispondono non tanto alle nostre domande, quanto al desiderio di evitare il più possibile la fatica del pensiero. Ecco perché accettiamo sia la versione di Vasco, sia quello di Tricarico, perché la vita ha e deve avere velocità differenti, stimoli diversi, passioni diverse. Se ciò non dovesse accadere dovremo dire che nelle nostre vite, quando va bene, si avverte solo assenza, e non educazione della mente, con tutte le conseguenze disastrose in termini di depressioni, insoddisfazioni e malinconie.