giovedì 5 aprile 2007

...e oggi è anche il mio onomastico










La bellezza è la pretesa di non dover dar retta a chi è la, a due passi da noi. Già, allora è proprio vero che siam così? Oppure viviamo sullo stesso piano, dove l'amore si fa in tre o più di tre e dove ci si accarezza credendo di star ancora con il gioco, con l’amore amato solo in infanzia? Ho l'animo del postillatore, il gusto del pasticcio e dell'intarsio passionale.

Ho figli da mantenere ma sono padre che fa il prete. Chi ha orecchio per questa orchestra allora stia qui a guardare, gli altri mi diano il braccio e si cerchino da soli la loro continuità, la loro innocenza per seguire.

E' una cattiva strada questa, son viali da stazione quelli di chi sta in arte, di chi si fa partigiano delle forme prestabilite. Prendiamo il bacio, ad esempio, o il sogno di questo: non si concede mai per intero a chi dimostra di conoscerne l'origine prima. Sembra timido, sembra impaurito, par aver freddo, ma alla fine si sa benissimo che è solo colpa della sua sensibilità.

Il furto d'amore è arguzia, è superficie, è cielo collettivo in cui star tutti troppo insieme. E allora cosa può essere la bellezza per gente da amore passivo? E' sorriso, è gioco con mani e piedi, son occhi puliti, è amore da ragazzini.

E allora conviene che tu dorma, bellezza, oggi per me, perché felicità è loquace ed io ho già finito di parlare e ricordare.

mercoledì 4 aprile 2007

...e dolce venere di Rimmel










A questo ci si riduce…a parlar d’amore a chi si ama

Com’è quel verso che dice “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”? Balle! Un amore finito ci fa sempre del male.

Balle anche quelli che ti dicono: - Dai pensa alle cose belle che ti rimarranno, pensa ai bei momenti che avete passato insieme…- Questa è la metafora perfetta di tutti quelli che vedono solo la tazzina sporca quando invece gli sta cadendo addosso la casa.

Oggi ho chiuso gli occhi prima di iniziare a scrivere. Quando li ho riaperti e mi è venuto in mente questo:

Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel.”
Nella vita, il sottoscritto scrittore metodista ha amato tanto e tanto sono stato riamato, al punto da sentirmi quasi in colpa perché non sempre, anzi quasi mai si riama chi ci ama.

Woody Allen diceva che l’amore perfetto era quello non ricambiato, balle anche questo!



E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni
”, mi domando perché quando si perde la testa per qualcuno quasi inevitabilmente si esce scornati, e al contrario quando si ama ma non troppo, insomma quando l’altro ci piace ma non al punto da farci perdere la testa, si riesce a vivere un rapporto bello e soddisfacente?
Perché in amore vince il compromesso? Perché i rapporti più stabili sono anche i più monotoni? Non ci credete, pensate che stia esagerando? Credete che sia assurdo e paradossale? Guardiamoci intorno a diciamoci se non è così. Amori che si rincorrono, insoddisfazione e tanta voglia di innamorarsi di tutto e di niente. Spero però di non essere frainteso. Sono due i grandi temi di cui vi voglio parlare oggi: perché i grandi amori sono quasi sempre monologhi e perché la libertà di amare chi vogliamo noi, quasi sempre corrisponde alla libertà di farci male con la persona sbagliata? “Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel.”
Una lezione di stile civico è l’amore, il cristo laico di ognuno di noi, non dobbiamo correre il rischio di dimenticarcene.
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro. I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo, li puoi nascondere o giocare come vuoi o farli rimanere buoni amici come noi”.
Forse non sono stato ancora troppo chiaro: vi voglio parlare di una parola che amo, una parola che nella nostra bella lingua è sempre meno usata, perché le parole hanno questo limite, come gli uomini, quando non diventano fatti quotidiani si spengono.
La parola che amo è dignità, detta così, nelle pagine di un giornale, in un giorno qualunque, e dopo avervi detto tutte queste cose, non vi fa certo sobbalzare dalla sedia, diciamo pure che forse non ve ne frega molto, peccato…perché dovrebbe interessare tutti, specie quando la si pronuncia a proposito dell’amore.
Che cos’è esattamente la dignità in amore? È il rispetto che l’uomo consapevole dei propri sentimenti, delle proprie passioni, deve sentire verso se stesso e deve tradurre in un comportamento coerente e adeguato. Sì, va bene, questo è se a dirlo è un noioso professore di italiano, ma in pratica cos’è? Forse altro non è che saper dire basta al momento giusto, è capire che “un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane, l'avrei distrutto con la fantasia”. Che vuol dire allora? Vuol dire che voglio cambiare tutto con la fantasia, voglio dire che mi sono stancato di soffrire per una persona che mi ha lasciato, che presto sostituirà il mio viso con quello di un altro amore. Ecco perchè più che una semplice parola, dignità è uno stile di vita ed è quello che serve in situazioni così Lo so, sto andando a ruota libera ormai, ma spero vogliate perdonarmi.
Dire “no, non ti amo”, quando invece non si pensa ad altro che alla persona a cui lo si sta dicendo, ha un prezzo e nel mio piccolo non credo di averlo mai pagato del tutto, non ci sono mai riuscito. Sarebbe stato meglio, meglio per me, meglio per tutti quanti, ma non ci sono riuscito. Ho amato ed amo e non riesco a dire basta, non riesco a vivere i finali, li salto, non riesco a dire “ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro. I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo, li puoi nascondere o giocare come vuoi o farli rimanere buoni amici come noi.”
Quando amo io amo e non voglio fare altro che amare. Pensate che questo sia davvero così scontato? Così facile? Sì? Chiedetelo allora a tutti quelli che hanno paura ad amare, paura ad essere felici. Chiedetelo a quelli che dicono “basta” quando vorrebbero andare avanti, chiedetelo a quelli che preferiscono continuare a soffrire perché almeno sanno come comportarsi, come arginare questo sentimento, perché ci sono abituati mentre, invece, nella felicità si sentirebbero spaesati e indifesi.
Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona e quando io, senza capire, ho detto sì. Hai detto "E' tutto quel che hai di me". È tutto quel che ho di te.” Sorrido e mi sento triste. “Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel” per tutti quelli che invece vogliono amare veramente.
Immaginatemi seduto alla mia scrivania allora, con la testa sprofondata in quel che ho scritto, nella canzone di De Gregori, come un bambino che si stupisce del perchè le cose belle siano poi tanto dolorose. Non lo so, forse non ha senso quello che ho scritto, o forse lo ha per tutti quelli che vivono ogni passione, l’amore come “un niente da catturare e stringere come una lucciola in una mano. Non ci riesce chi vuole.

Mais alors si je ne peux pas demander rien à elle














Dans un certain sens changer rue ou continuer pour la même est chose qu'ils s'équivalent.
Si puis elle m'eût dit - je t'aime - tout se serait transformé dans un mensonge, celui-ci est vrai, il est vrai parce que personne de deux heures ne savait ce que l'autre voulait de cette histoire, il était vrai parce que personne de deux heures ne savait quel que l'autre pensait.
- Mais alors si je ne peux pas demander rien à elle, pourquoi la voir encore?
Peut-être pour le même motif pour lequel maintenant elle veut me voir encore. - - Je ne comprenais pas ce qu'elle eût voulu me dire en m'écrivant que pour elle j'étais un cher ami un ami trop cher. Je sais que tout à coup j'ai pris la main à elle, j'ai caressé les épaules à elle et j'ai doucement attiré à moi elle. Elle n'a pas opposé de résistance. Je me suis rapproché mes lèvres des siennes. Elle a fermé les yeux et il a doucement ouvert les lèvres. J'entendais l'odeur de sa peau, j'entendais contre ma poitrine ses petits et moelleux seins. Souvenir d'avoir eu la sensation qui quelque chose dans nos têtes mêmes qui en change de place.
Il était comme si pour chacun de nous l'engrenage de la vie eût fait un déclenchement en devant en produisant un son sec et métallique un son de rupture. -
Ce qui ne réussissais pas à comprendre et que j'ai du mal à maintenant comprendre encore, il est avec lequel je l'anime j'aie fait ceci tout. Tout ceci elle, elle aurait surtout dû l'éviter. Peut-être si j'avais demandé à elle comme il était pu arriver, elle n'aurait pas été la même apte à me répondre. Et alors il a peut-être valu vraiment mieux ne pas avoir fait de questions.
S'il serait pas arrivé maintenant de toute façon, si pas avec moi elle l'aurait fait avec quelqu'un autre et le résultat il aurait été le même.
- Où j'étais j'en tout ceci? Notre rapport a en fin de compte été conditionné toujours par quelque chose d'autre, j'entrais y bien peu. -
Nous restâmes nus et nous nous étreignîmes en silence, comme qui fait l'amour pour la première fois. Nous nous touchâmes en chaque partie du corps et après être nous embrassé pour long temps j'entrai en elle.
Il fut très beau.
Son corps répondait à mon mouvement en me secondant. Je fus différentes fois sur le point de venir, mais il réussit à me retenir, je ne voulais pas faire fin ce moment, je ne voulais pas atteindre l'orgasme sans elle avoir espèce jouir.
J'entendais son souffle se faire rapide de plus en plus, ses mains solides de plus en plus sur moi, quand il entendit un petit bruit à l'improviste à nos épaules.
Elle se leva et sa fiancée vit en controluce.
Je premier de cette époque je ne l'avais jamais vue. Je savais qu'il y avait, je savais qu'elle était fiancée, mais je ne savais pas avec qui, je ne savais pas qu'il vécût avec une femme comme elle.
En retenant le souffle se retira en me laissant sortir chez elle.
Elle tira la couverture sur la poitrine et elle il mit les mains sur son visage. Sa fiancée était arrêté sur la porte de leur monovano.
Il ne pleurait ni il criait. Il restait seul il arrête, là, debout, avec la main qui serrait la poignée de la porte et il nous regardait.
Nous étions à pas plus de trois mètres d'elle, mais ses yeux n'étaient pas en train de ne voir rien peut-être, ils étaient tournés vers une place vide.
Personne de trois heures ne sut se remuer pour premier.
Je n'ai pas dormi cette nuit.
J'avais des frissons le long de tout la dos qui ne réussit pas à freiner avec deux couvertures non plus en plus.
Je rappelle qu'il fut vers les 4 que j'écrivis:
- Continuer à aimer une personne seule pour le reste de la vie est bien autre que trouver des bons amis. -
J'écrivis celui-ci seul et je l'écrivis sur la même feuille quadrillée sur lequel la première fois que nous nous l'embrassâmes il m'avait écrit:
- Un bisou... à mon ami cher, au mien trop cher ami. -

domenica 1 aprile 2007

Via, via di qui....finalmente si torna da dove si è partiti





Tutto dovevo sapere

perché egoista io
riavessi l'idea
che oggi per cancellar ieri io ti amo.
Cedere l'amore al vuoto
e al vuoto quel che pensiamo vita,
d'una vita sperata che s'annulla
come l'amore d'un giorno
buono solo per pochi giorni.
Ma nulla vale quel che è stato,
amando da chiaro a buio,
mostrando a bacio il fondo,

l'età dell'amore sulle labbra.

I ricordi sono un labirinto di strade.

Vieni da una parte e ti sai orientare, giungi allo stesso punto da un’altra parte, e non ti raccapezzi più.
Così quello che scrivo non è lo stesso, se lo leggi e se non lo leggi non è più lo stesso.
Neanche il tempo di una ninna nanna, allora. Sono io l’unica cosa sbagliata nella perfezione di quel che scrivo, lo stretto gioco d’amore mentito, le scatole cinesi.
Ascolta e vedi, ma fallo insieme. Non si può scegliere la parola, è così da sempre, il foglio bianco è piatto, da’ un senso di vuoto, freddo che si gira verso di me.
Parlare di te con te ricordando qualcosa. Ti annoia? Voglio dire: ti annoia ascoltarmi adesso? Sono un egoista a volerti qui, non è vero?
Quando ti scrivo non ti vedo, fingo di pensare.
Le parole sono le linee dei fatti, quando si scrivono si incrociano, sono una serie di rette tagliate ad angolo, sono un uomo che lascia il filo non chiuso.
Perché poi qui ognuno di noi sente parlare, qui non ci terremo lontani da quel che è scritto.

La luna c’è, ma infittisce anche le ombre.

Una storia sbagliata...
























E' una storia da dimenticare
e' una storia da non raccontare
e' una storia un po' complicata
e' una storia sbagliata.

Comincio' con la luna sul posto
e fini' con un fiume d'inchiostro
e' una storia un poco scontata
e' una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

Notte diversa per gente normale
notte comune per gente speciale
cos'altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

E' una storia vestita di nero
e' una storia da basso impero
e' una storia mica male insabbiata
e' una storia sbagliata.

E' una storia da carabinieri
e' una storia per parrucchieri
e' una storia un po' sputtanata
o e' una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

Per il segno che c'e' rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere piu' come e' andata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata.

Un finale per Trilli




La notte era scesa anche sotto il cielo del paese. Il silenzio dei tuoni segnava il tempo meglio di un orologio. Trilli era inerte da qualche ora, sembrava essersi coricata insieme alle sue storie per un sonno immobile. Quel tipo di sonno che non fa male a nessuno, che al mattino ti lascia le pieghe della federa cuscino stampate in faccia. Cicatrici temporanee che “macchiano” il viso già sconvolto dal risveglio. Un sonno che ha inghiottito nell'incoscienza qualche ora della tua vita. E per questo ti risvegli più vecchio e rugoso.

Era notte. E lei assomigliava sempre meno a chi aveva parlato per la prima volta di lei. Il piccolo ovale pallido e silenzioso del cielo illuminato dalla luna era lì. Gli occhi come crateri spopolati. Immobile il corpo, nel nero del resto del suo mondo e del mondo di sopra. Non si muoveva nel sonno, era lì dove non poteva far male a nessuno, dove non poteva piangersi addosso, dove non poteva fingere, dove non poteva essere quello che non era.

Le carezze dei ragni sostituivano il formicolio dello scorrere del sangue nelle sue vene. Anche i pipistrelli erano venuti a cercarla e adesso ruotavano formando cerchi magici sopra di lei. Trilli si sarebbe sentita sola, se non ci fossero stati i ragni e i pipistrelli, le sue paure, il suo senso di colpa. E c'era un pipistrello in particolare che sembrava sbrigarsi nel compiere il suo cerchio per tornarle sempre più vicino. Trilli dormiva, ma nel sonno non aveva ormai più altra percezione che la vista del piccolo vampiro e l'aspettava, come quando si fissa la piccola lancetta dei secondi di un cronometro. Il pipistrello stava provando a raccontarle una storia.

La storia parlava di nebbia e voleva insegnarle a guardare quello che si nasconde dietro le apparenze delle nebbie.

C'era una casa isolata in mezzo ad una distesa brulla e umida dove il cielo sembrava scendere per restare sospeso e bianco a pochi centimetri dalle zolle. C'era una casa che non si vedeva da lontano e che se si fosse vista sarebbe sembrata disabitata. Invece dentro la casa c'era una bambina e un gatto. Ma lo sapevano soltanto i pipistrelli, soltanto i sogni e le paure che i pipistrelli rappresentavano. Era fredda, la casa. E la bambina si abbracciava al gatto per riscaldarsi. La bambina era sola, ma ogni tanto arrivava qualcuno, talvolta di giorno, talvolta di notte. E la notte sembrava durare più del giorno. Anche perché spesso di giorno la luce si nascondeva fra le nubi che correvano sempre alte sopra il tetto della casa e guardando dalla finestra si notava soltanto che la nebbia era più chiara. Era come se la bambina vivesse in un bicchiere di latte. E quando qualcuno che arrivava apriva la porta la nebbia sembrava trattenersi per un po' nell'aria della stanza. Come se il latte si versasse ed entrasse dalla porta. La bambina non diceva mai una parola perché nessuno le aveva mai insegnato a parlare. La bambina miagolava. Soffiava e graffiava, quando qualcuno che entrava nella stanza poi le si avvicinava. E la toccava senza farle carezze. Due anni prima qualcuno aveva pianto per una bambina molto piccola che non si era più trovata. Perché è difficile vedere quello che si nasconde. Ma c'è.

E le parole possono essere un richiamo per guidare i passi nella nebbia. Per arrivare ad una porta da aprire. Anche per questo, forse, i pipistrelli strillano forte. Per non scontrarsi negli incubi che si nascondono nella nebbia.

Trilli vide disfarsi girotondo dei piccoli vampiri sulla sua testa. L'ultimo pipistrello che sparì alla sua vista fu quello che le aveva raccontato la storia.

Stava arrivando l'alba. Ma Trilli sembrava sempre lì dove il pipistrello l’aveva lasciata…

Una storia per Trilli, trovate le parole... Trilli è così bella quando vola nel sole...quando finge prendendo in giro anche lei.

COMME UN AMI AU MILIEU DE NOMBREUX "ATTENDS-MOI" DITS POUR NE PAS ÊTRE JAMAIS PRÊTS.

















Ne pas faire à si mêmes questions.
- Et' vrai que de cette manière tu ne sauras jamais si ce qui t'a dit correspond à la vérité, mais je pense qu'il vaille ainsi mieux. Il y aura sûrement certainement des moments, dans lequel cette vérité omise tu il semblera insuffisant dans lequel te fera mal, mais au moins ses mots ils n'auront pas contribué à créer nouveaux fantômes dans ton esprit. Des fois il vaut très mieux laisser que la vie coule de soi, sans l'entraver trop avec nos doutes, avec la peur d'entendre nous dire ce à qui nous ne sommes pas prêts pour répondre. -
Sans penser à rien fin à maintenant j'ai vécu avec elle mes journées. Mais pas quand la nécessité de toutes mes actions de coup nous avons été lointains elles se sont apparues confus.
Le même sens du nôtre rester ensemble, un rester clandestin ensemble, rencontres furtives d'embrassades, de baisers, de baisers volés dans les places les plus inespérées, lointains des regards de qui il nous aurait pu reconnaître, de qui il aurait pu abîmer nos vies ordonnées.
Qu'est-ce qu'il signifie pour elle tout ceci? Et ce soir? Faire l'amour avait été pour elle comme accepter une sorte de rupture avec sa vie premier de moi? Et je? J'espérais peut-être d'entrer faire partie d'une nouvelle trame e, j'espérais qu'il me vînt enfin accordé un nouveau rôle, cette fois moins risquée. Je voulais être seulement quelqu'un pour quelqu'un, quelqu'un pour elle.
- Peut-être pour elle je représente un moment seulement. Chacun de nous ai son moment juste pour quelque chose.
Elle m'a vu par hasard, elle m'a suivi, elle a laissé que je m'intéressasse à elle et à la fin elle m'a laissé tomber encore dans une ombre plus profonde.
Chaque pensée porte avec soi le suivant. Derrière la pensée il y a une pensée, justement comme derrière chaque peur il y a encore une peur plus grande.
- Que forme peut avoir la peur? Et' sûrement quelque chose qui me rends dedans, quelque chose qui peux transmettre aux autres, mais dont ignore la forme et la dimension. -
Quelque chose dans elle s'est peut-être cassé simplement.
En faisant la même vie pour beaucoup de temps, peu à peu on finit pour ne pas comprendre réellement plus chose nous voulons.
- J'aurais voulu demander à elle s'il avait des regrets et si en recommençant aurait de nouveau fait les mêmes choix. J'aurais voulu leur dire beaucoup de choses, mais j'ai eu peur peur de celui-là qui aurait pu être. -