venerdì 27 giugno 2008

Mangiatore di ghiaccio






















Il mangiatore di ghiaccio sbilancia l'aria,
è teatrale,
è facile fargli ammettere che ha la vocazione per tutto questo.
Il mangiatore di ghiaccio è avvolto nella sua polo bordeaux,
si riempie la bocca di ghiaccio come un merlo col grano,
come faceva da bambino
quando non capiva perchè.
Si affida totalmente alla custodia del suo ghiaccio.
Rivivrebbe questi giorni un'altra volta?
Schiaccerebbe di nuovo lo stesso ghiaccio?
Sì, appena possibile sì.
Lo rifarebbe

martedì 24 giugno 2008

Dedicato a










In ogni voglia, in ogni sogno c'è un ritorno di giovinezza e di errore.

“Gli adulti non hanno da scegliere”, diceva Pascoli in una lettera ad un amico, “ma il tramonto sommerso, questa nostra grande ombra colorata di sole è un monologo che dimora nella spiga di un cuore vergine”.

Peter Pan, piccolo bambino nato oggi, figlio del duemila, i tuoi figli futuri ti si aggrapperanno alle ali, accarezzeranno i tuoi riccioli, ti chiameranno papà, con lo stesso amore con cui lo fai tu adesso, dormiranno profondamente nelle tue braccia abbronzate.

Piccolo bambino che nasci oggi, non saprai chi erano i Beatles, non vedrai mai l’Italia di Buffon, Cannavaro, Nesta e Totti vincere il mondiale, ma anzi erediterai quella scialba che va fuori ai rigori con la Spagna, non sarai al cinema a vedere i film di Totò e Alberto Sordi. Nasci ed hai già sulle spalle un debito pubblico insanabile, respiri un’aria malata, mangi cibo manipolato, vesti con abiti costosissimi fatti a prezzi da fame nel terzo mondo.

Peter Pan non sente, non vuole parlare, divide la notte come il giorno, stringe nelle mani qualcosa e alla fine dice: - Io son quello che non c'è mai stato, l'idea che non avete mai avuto. Ho in mano qualcosa che avreste voluto, in ogni pugno qualcosa che vi fu caro, ma non potete più tornare indietro, ormai state diventando irriconoscibili - .

Guardiamo, allora, la scena da lontano. Allontaniamoci di qualche passo. Un neonato, un padre, un dialogo surreale.

- Mi conosci bene Peter? Tu sarai mio figlio, mi prometterai tutto l'amore che io ho perso per te, lo renderai vero e ti ricorderai finalmente di me. Io son l'uomo che rivedrai quando crescerai- .

Che mondo di colori è quello attorno ad un neonato, acquista concretezza più dolcemente per opera del profumo, del sapore delle cose che piano piano gli si fanno intorno. L'uomo, l’adulto lo guarda e sorride di rimando, cerca il suo amore con tanta fantasia. - Fuggiamo verso quello che ogni uomo ha sempre sognato, Peter- .

- Apri le braccia, papà o mamma adulta, scaccia amore e terrore e stringi una persona cara, una persona diversa da te. – Questo è il compito dei genitori, questo quello che dice De Gregori nella sua canzone “Raggio di sole”.

Ogni epoca ha le proprie difficoltà, ogni epoca, ogni stagione le proprie vittorie, gli slanci, le speranze. Chissà come ci si potrà mai sentire ad essere figli del duemila otto.

- Dimmi, sei felice? Quale gioia ti stiamo dando mettendoti al mondo? Se non sei ancora in grado di rispondere sorridimi, oppure guardami semplicemente e non cessare di sorridere.

Non ci son più parole per me, ma non solo per questo tu mi sorridi.-

A causa dell'amore noi temiamo l'amore, Peter Pan non oso vedere se l'iridescenza dei suoi occhi sia solo il frutto della luce della luna o invece lucciole come i suoi occhi che mi prendono la mente, come diceva la poetessa americana Silvia Plath.

E' sera ed il cielo pende in grosse pieghe. E’ estate.

- Peter siamo tutti figli, io e te siamo con lo stesso futuro, ma nulla è immobile e muto, tutto si muove, tutto può cambiare. -

Accanto a me non ci sono solo io, e se è l'uomo, se deve essere l'uomo ad amare l'uomo esso dovrà essere come te, un eterno bambino.

Peter non parlare, ho capito tutto, torna al tuo girotondo, le stelle da sole posson bastare.

Il cielo dorme, la terra, i bambini come noi, però, hanno gli occhi sempre aperti.

L’età, la parola, la colonna di fumo della fantasia mi dicono di essere felice. Io parlo di me stesso e tu Peter mi puoi solo sfiorare con la tua manina più lunga.

Sei tu il futuro allora, è questa la vera poesia, il sole che mi fa male, una donna bella col suo cerchio di amori, è solo così allora che posso ritrovare il nome di Peter, il nome di uomo, Vincenzo come me.

Dedicato al piccolo Giulio

Dimmi come si fa





















Ritorno in pieno giorno.
Vedo la mia donna fare l'amore con un uomo che non conosco.
E' la sifilide della libertà questo,
è un pensiero che rende vero l'amore,
che rende libero chi lo pensa.
Fammi sdraiare sul tuo tappeto, quello che hai a portata di mano,
perchè il bambino che sta dentro di me sta morendo, morendo.
Amami con tutta la paura che hai.
Farebbe anche lei come me,
se io fossi lei?

lunedì 23 giugno 2008

mavaffanculo

...un'ultima scena prima di dormire...

una donna che muore forse perchè mi ricorda gli anni dello studio,
un quaderno con quello che scrivevo,
un numero di telefono che non esiste più