venerdì 29 febbraio 2008

Se sapessi disegnare...come perdere tempo e sonno


















Vorrei saper disegnare, vorrei fare poster, sezionando la realtà, ma non so fare nulla manualmente. Oggi mi è venuta una idea...una vecchia foto del presidente Kennedy, strappata, ritoccata nelle sfumature di colore con una scritta, una frase che gli trafigge gli occhi. Magari Kennedì mentre bacia Nixon sotto gli occhi della Monroe.
Questo è il tipo di pseudo arte che vorrei saper fare...ma poi alla fine, quando si fanno veramente i conti, io non so fare niente...solo mettere insieme qualche bella parola.

giovedì 28 febbraio 2008

A ritroso...dalla fine all'inizio, finendo alla fine






















Ore 23: masturbazione
Ore 20,45: Fabrizio torna a casa dall'ufficio. Anche oggi si è scontrato con il suo capo, anche oggi ha pensato di spaccargli la faccia con una spillatrice arrugginita. Ma Fabrizio è un vigliacco, non vuole perdere questo lavoro che gli permette di guadagnare quanto l'anno passato guadagnava il 5 mesi. Torna a casa ascoltando Creep cantata da Damien Rice, quando arriva in corso Cavour si ritrova a guardare quella che un tempo era la finestra della casa di un suo amico. Quando è stata l'ultima volta che sono usciti insieme? Due anni? Forse di più? Ma perchè la gente quando si sposa crede di bastare a se stesso? Fabrizio ricorda quando l'estate la passava a giocare a pallone, solo maschi, senza ragazze in gruppo, estati, notti d'estate passate a fantasticare su ragazze che non c'erano mai state.
Fabrizio ha mentito oggi. Sul lavoro ha raccontato una grande bugia e si sente in colpa. Chissà perchè, si chiede, questa volta si sente in colpa. Lui che ha sempre detto una marea di bugie. Forse perchè questa volta la bugia non gli serve per passare qualche ora di felicità, ma per coprire un errore, per mascherare un'altra infelicità.
Fabrizio prima di andare a letto si ritrova in perfetto silenzio, consapevole che finirà per masturbarsi, consapevole che dovrà apprezzarlo, disposto a convicersi, per il bene di una notte passata troppo velocemente.

mercoledì 27 febbraio 2008

Non è tempo...tornerò




















E' ora che mi tagli la barba
E' ora che me ne vada di casa
E' ora che scriva cose serie
E' ora che cambi lavoro
E' ora che faccia l'amore
E' ora che qualcuno mi mandi a quel paese
E' ora starsene zitti
E' ora di far piangere
E' ora di litigare con chi ho di fronte
E' ora di ricordarsi
E' ora di mangiare un biscotto al cioccolato
E' ora di telefonare
E' ora di studiare con un po' di serietà
E' ora di tornare a Parigi
E' ora di fare l'amore senza preservativo
E' ora di cambiare sogno
E' ora di rimpiangere un goal non segnato
E' ora di ascoltare De Andrè
E' ora che qualcuno capisca veramente quel che sto scrivendo

martedì 26 febbraio 2008

Il sesso individuale


























Prima la lecco io e poi lei lecca me.
Come fare ad essere fedeli in un mondo così?
Non c'è da aver paura, basta dire: - ancora, ti prego, fallo ancora! - e far finta che è qualcosa che si potrà dimenticare.
Non è questo quello che vuoi? Non è l'attrazione verso ciò che non dura?
Mi lecca come se stesse pensando alla risposta da darmi.
"...e a un Dio fatti il culo non credere mai..."
anche la musica, anche la poesia ci svuotano della forza di resistere.

lunedì 25 febbraio 2008

Capire dove va la nebbia contro vento


























Ieri ha dormito con chi ha sognato un morto.
Ma la mente non può dormire, può solo giacere sveglia piena di coca, ad ascoltare suoni che provengono da tutt'altra parte.
Fabrizio De Andrè vorrebbe che arrivasse Freud a dargli da bere ancora.
Tre gocce di lexotan, due di birra irlandese e un tè caldo all'arancia.
Qualunque cosa beva, per lui, non ha importanza adesso.
La mente vorrebbe uscire di qui, fuori tra la nebbia.
E' la prima nebbia dell'anno qui a Bari.
Fabrizio vorrebbe pisciare nel mare con un branco di gatti pelosi.
Pensa di scrivere qualcosa, senza lasciare traccia, neanche un ricordo, niente.
E' gonfia stanotte la mente, la mattina poi, sarà una delusione.

domenica 24 febbraio 2008

Fabrizio
























La puttana capelli biondi e seno cadente si sfila i suoi slip rossi.
Che ci fa qui?
Continuo a guardarla.
Se non fossi pieno di ansiolitici, ricordo a me stesso, ora almeno saprei dire qualcosa.
Non è così facile,
anzi forse sì, è veramente facilissimo.

Non è un paese per vecchi























L’io che racconta e l’io che ascolta, e ancora l’io che si racconta.
Il tempo del narrare: c’era una volta...non c'è ma lo si può immaginare.
Il tempo dell’ascolto o della lettura: c’era una volta – un re!, direte voi.
E il tempo della storia narrata: c’era una volta un ciocco di legno.
È tutto qui: eppure è molto, non poco. Perchè in questo libro, in questo film non si parla di re nè di burattini, ma lo stesso è una grande fiaba.

In ogni incipit di pagine sembra esserci un mondo interiore, c’è il mondo cui quel mondo rimanda, e c’è un mondo di parole, di regole, un mondo che sfugge nei suoi cambiamenti, che non sta lì: esiste solo in quanto rimanda oltre se stesso, come un segnale che indica dove andare, non dove stare. La letteratura è narrare storie cioè trasmettere esperienze. E l’io stesso del narrare, che è una modalità del vivere stesso, è un’esperienza che si comunica da un sé a un altro, che esperisce se stesso e continuamente si rilancia oltre se stesso. Se capite questo avete trovato una seconda ragione per leggere NOn è un paese per vecchi. Ovvio, banale che dietro tutto questo ci sia il ghigno del male: ma la distruzione dell’io è ancora una modalità del rapporto soggetto-oggetto in questo libro.

Oltre, c’è tutto un mondo da costruire: il mondo della disseminazione, della polverizzazione dell’io. Quell’anarchia di atomi che è la nostra coscienza. Non basta enunciarla, questa disseminazione dell’io: non basta sbatacchiare le ciglia con fare stupito – non basta ammiccare come fanno abitualmente gli ultimi uomini. Bisogna praticarla, questa polverizzazione: cioè crearla, farla esistere....questo è Non è un paese per vecchi, io l'ho letto anche così.

Testo

























E se il Principe azzurro non arrivasse mai?
A volte Lei si ama come un’immagine, è uno specchio che vede.
Il nostro è narcisismo a due. Illuminando l’altra metà del cielo questo diventa trasparente.
Quel che di meglio provo a Lei non riesco a dirlo.
Lo sai, però. Tutte le belle hanno diritto a farci innamorare, ed io stanotte ti ho scritto, ti ho scritto l’amore da poterlo fare.
E allora?
Se il principe non arriva?
Allora vorrà dire che la bella addormentata dovrà svegliarsi da sola
e abbracciarsi forte forte.

Aspettando il voto con molti dubbi













Uno studio fatto negli Stati Uniti sostiene che tecnologia, talento e tolleranza sono fattori di sviluppo egualmente importanti all’interno di una società. Le città più tolleranti, quelle più aperte alle diversità familiari e sessuali, sarebbero secondo le ricerche dello studioso americano, non solo le più dinamiche, ma anche quelle più ricche e con una qualità della vita superiore. Come dire che non c´è contraddizione tra politiche a sostegno delle famiglie tradizionali e il riconoscimento dei diritti delle unioni omosessuali, ad esempio, proprio per entrare nello specifico.

Qui si parla di qualità della vita e si parla del diritto all’amore, alla convivenza, alle passioni.

E tuttavia, nel corso della campagna elettorale appena iniziata, una campagna elettorale che tutti definiscono nuova, ma che ruota ancora intorno alle liste bloccate e che di conseguenza riduce al minimo il potere democratico della gente, a favore della “castizzazione” degli scenari politici si sta parlando assai poco di quelle questioni che ormai vengono definite «eticamente sensibili». Si è avuta, anzi, l´impressione che questi venissero considerati problemi troppo controversi, pericolosi e dunque da evitare.

Perché non puntare, invece su una Carta dei Valori etici?
Non può essere possibile ignorare o sottovalutare i nuovi diritti civili, e dunque i problemi generalmente definiti «eticamente sensibili». È ancora aperta, ad esempio, la regolamentazione delle convivenze tra coppie etero ed omosessuali, (giunta con i cosiddetti Dico ad un primo anche se controverso approdo). E’ altrettanto aperta la questione del cosiddetto «testamento biologico», riproposto dalla recente sentenza della Corte di Cassazione con la quale si invita il tribunale di merito a riesaminare la dolorosa questione. Ma altri problemi «eticamente sensibili» si proporranno nei prossimi mesi al dibattito della pubblica opinione e ai nostri “nuovi”parlamentari. Citiamo tra quelli ancora aperti, la necessaria revisione della legge 40 sulla fecondazione assistita, già richiesta nel marzo di quest´anno anche da un gruppo di senatori della Casa delle Libertà e contraddetta da una limpida sentenza del Tribunale di Cagliari che ha consentito a una coppia il ricorso alla diagnosi preimpianto degli embrioni.
Alla prudenza di cui finora hanno dato prova i contraenti del patto che ha portato alla formazione del Partito democratico, corrisponde un crescente interesse e puntuale intervento delle autorità ecclesiastiche su problemi di grande spessore politico e sociale.

Si parla di rinnovamento della politica con queste elezioni. Ci fanno credere che qualcosa è cambiato, ma cosa? La sinistra radicale afferma che i grandi partiti italiani hanno paura della chiesa cattolica. Non hanno paura, hanno bisogno dei voti, è diverso.

Si può avere un dialogo con la chiesa? Sì, si deve avere, perché muro contro muro non serve a nessuno. Deve essere questo il punto di rottura nella politica degli ultimi anni. Uno stato laico di fronte ad una chiesa autorevole, un dialogo pieno di rispetto reciproco. Questo dovrebbe essere il compito della politica per risolvere una volta per tutte questioni etiche che relegano il nostro paese ai margini delle nazioni evolute e civili.

Anche se.......Non lo so…Non Vorrei.....Ma però... No! non credo proprio che sia così, sarebbe comodo si, ma io non sono come te......”. Il dubbio resta, il dubbio che questo scenario sia lungi dal venire. Un dubbio retorico, proprio come nella canzone di Vasco Rossi “Ciao”, in cui il rocker emiliano descrive il processo di allontanamento-riavvicinamento nei confronti di un amore. E’ un processo ad elastico, molto simile a quello che sta riguardando molti italiani rispetto alla politica. Allontanamento, anti-politica, ma al contempo nuova speranza con la nascita di scenari, almeno apparentemente nuovi (PD, Sinistra arcobaleno, PDL etc. etc.).

Speriamo che non si resti delusi, speriamo che anche questa volta non ci si trovi di fronte a promesse acchiappatoti e che poi temi così importanti non siano messi da parte per chissà quanti anni ancora. In quel caso sì che tornerebbe di moda il ritornello di Vasco Rossi “CIAO! sai cosa vuol dire "CIAO"..... vuol dire "un'Altra....come te" e Mai Più tanti "SE"... e Mai Più Nessun perché…".

Il 13 aprile non è poi così lontano purtroppo o per fortuna, non ci resta che aspettare.