sabato 14 giugno 2008

Quattro domande e un funerale


















Per esempio oggi, che giornata è?
Che sabato mi rappresenta questo?
Mi va di sentirmi dire cose terribili?
mi va di ammettere che sono vere?
Quest'anno sono già morte tante persone che amavo,
non me le ricordo più.

giovedì 12 giugno 2008

Dico sempre di no




















Ho preso il suo posto fra gli elementi,
ho nascosto tutto dietro parole che capisco solo io.
Sono aperto a tutte le risposte, per questo faccio domande,
per questo all'inizio dico sempre di no

mercoledì 11 giugno 2008

Semplicemente



























E poi subito dopo quel pensiero.
A minuscole gocce ricordo quel che c'è stato.
Sono nuovo a questo piacere, dovete perdonarmi.
E poi mi sono svegliato qui,
in questa stanza, in mutande che mi sbraccio a dirvi cosa è stato,
mezzo ubriaco che annaspo cercando le parole per dirvi semplicemente che amo

martedì 10 giugno 2008

Verde


























Una verde buiezza si congela.
L'odore di caffè e tu che mi scarichi le tue frustrazioni su di me.
Fabrizio ascolta jazz. Il segreto sta tutto nel cogliere il momento giusto per dire la verità.
Non ci sono libri in giro, non li danno gli invalidi.
Non può leggere e allora l'unica cosa che può fare e provare a scrivere.
Fabrizio è un cospiratore di adolescenza,
è un peso che va subito a fondo.

lunedì 9 giugno 2008

Una fotografia fatta da altri


















C'è chi dice che Fabrizio faccia l'amore come una donna, c'è anche chi ha pensato che Fabrizio fosse bisex. Si dice che sia prepotente con chi ama, come un genitore accogliente quanto padronale.
Fabrizio ama veder godere, Fabrizio ama trovarsi in una posizione di disagio.
E' molto difficile dargli un nome. E' qui in casa e vuole provarci di nuovo, ha una maglietta rossa e ha la testa rivolta ll'abiettivo. Si farà fotografare mezzo nudo stasera.
C'è da stupirsi se lui pensa spesso all'idea di far l'amore?
Dovrebbe apparire all'improvviso una donna per togliergli ogni traccia di pensiero,
dovrebbe sapersi adeguare alla fantasia.
Bugie, bugie senza dolore.
Poi ha chiuso gli occhi,
per il lungo viaggio di ritorno

domenica 8 giugno 2008

articolo















E se vedessimo i giovani di oggi come tanti personaggi in disparte di uno di quei quadri maestosi e terribili del Caravaggio. Personaggi minuscoli che solo la luce riflessa sa fa vivere da sè.

Esser guardati come si guarda un assente, la dolcezza, però, nell'esser considerati familiare, un personaggi piccol, insomma, ma fedeli, degni di esser imitati, capaci di compiacere il comportamento complice degli altri personaggi.

Sarebbe bello che i giovani di oggi, quelli ad esempio che stanno per raggiungere la maturità, racchiudessero per qualche istante il segreto dei loro stessi occhi, dei loro desideri, delle loro speranze, in se stessi, che si fermassero, per un momento, a guardare sin dove sono arrivati. Guardarsi indietro per assoporare meglio i risultati ottenuti. Spesso siparla dei giovani come di figure fragili, dolci e splendide minose non sempre in grado di reggere i primi venti. Ragazzi e ragazze che credono poco in se stessi, che non hanno fiducia nelle proprie azioni, nei propri pensieri. Ecco il perchè di questo "sedersi e guardare". Diciamo che, restando nella metafora pittorica, sarebbe come ricostruire in se stessi la forza delle pennellate caravaggesche, riuscire a confondersi restando però padrone dei propri gesti, lasciare l'aspetto di "cosa mentale"e vivere pienamente il desiderio di essere.

Bisognerebbe che noi tutti, non solo i giovani capissimo che le bellezze che si danno per prime sono anche quelle che stancano più in fretta. Qui sta il concetto di auto-stima e di auto-ironia.

Il passaggio dalla scuola all'università o quello dalla scuola al mondo del lavoro serve ad imparare a vedersi, come diceva Moravia in un suo racconto giovanile.

Quanti problemi in meno avrebbero i ragazzi se imparassero a guardarsi indietro, se amassero di più il loro talento, se credessero di più nelle loro capacità.

E' un problema di fiducia, un problema di concreta forma di auto-stima.

Spesso non si ha nemmeno idea del potenziale di ognuno di noi e si rimane ancorati all'immagine di ultimi della classe che si atteggiano a primi con risultati dannosi per la propria psiche.

I personaggi dei quadri di Caravaggio hanno colori scusi, gli umori spenti di sorrisi troppo poco assecondati. Non sono gli eroi, ma sono quelli che danno luce agli eroi, quelli che assorbono le ombre, quelli che permettono agli eroi, ai personaggi principali di essere il fulcro della scena.

Questo sono i giovani del duemila, i maturandi, i neo universitari.

Bisognerebbe capire e far capire che in questi loro occhi c'è quel momento in più che il cielo stellato sopra di me, qualcosa in più che la legge morale dentro di me: c'è il futuro ancora non scritto, l'unica cosa certa è una cosa non certa. Un bellissimo ed affascinante ossimoro direbbe Pasolini.

Sta pian piano arrivando anche quest'anno il tempo in cui Bari cambia colore, quell'afa accecante che inganna il nostro vivere giornaliero: sono i giorni che coincidono con gli esami di maturità, con la fine della scuola

Quel periodo in cui alla"controra" tutto perde colore, anche il cielo col suo mondo di pace non s'aspetta più. Bari diventa una piccola bomboniera mandorlata, uno stanco mondo fatto a città.

Vien fuori un'immagine tenue che urta con quella carvaggesca che abbiamo costruito fino ad ora.

Bari non è ancora un città per i giovani, ma speriamo che possa diventarlo da qui a qualche decennio. I ragazzi non vanno visti con ottica utilitaristica, se così fosse li dovremmo condannare per la loro poca praticità, per quella incapacità cronica di badare a se stessi. Bamboccioni o no, i giovani del duemila hanno paura, sono spaesati, non hanno voglie e se le hanno sono voglie che passano in fretta, che si autodistruggono nel breve volgere di qualche giorno.

Gogna, gogna per tutti loro. Perché i ragazzi di oggi sono pericolosi per tutti noi, per tutti noi che abbiam lo sguardo "pitturato e vuoto".

Com'è allora il giovane del duemila se non metà filosofo e metà puttana? Già fortunatamente curioso ha perso però il sospeso dell'amore.

Impauriti e distratto si abbandonano giocando a fare gli eroi.

I diciottenni del duemilaotto non sono più né qui né lì.

Guaiscono, scrivono per dirci che solo di notte con amici come loro e in un campo di calcio vivono da arguti.

Che dire allora se non che vorrei essere ancora così? Magari li critichiamo anche, ma che nostalgia per quegli ultimi giorni di scuola, che voglia di avere ancora vent'anni!

Chi scrive è un pluri trentenne che parla di sé e che sorride a quello che era e non è più.

"Vorrei anche venirti a ritrovare ma purtroppo non mi è ancora concesso di lasciarmi." Così si chiude il libro di un famoso scrittore argentino morto negli anni ottanta.

Parlava dei giovani, parlava della sua malinconia.