mercoledì 4 aprile 2007

...e dolce venere di Rimmel










A questo ci si riduce…a parlar d’amore a chi si ama

Com’è quel verso che dice “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”? Balle! Un amore finito ci fa sempre del male.

Balle anche quelli che ti dicono: - Dai pensa alle cose belle che ti rimarranno, pensa ai bei momenti che avete passato insieme…- Questa è la metafora perfetta di tutti quelli che vedono solo la tazzina sporca quando invece gli sta cadendo addosso la casa.

Oggi ho chiuso gli occhi prima di iniziare a scrivere. Quando li ho riaperti e mi è venuto in mente questo:

Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel.”
Nella vita, il sottoscritto scrittore metodista ha amato tanto e tanto sono stato riamato, al punto da sentirmi quasi in colpa perché non sempre, anzi quasi mai si riama chi ci ama.

Woody Allen diceva che l’amore perfetto era quello non ricambiato, balle anche questo!



E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni
”, mi domando perché quando si perde la testa per qualcuno quasi inevitabilmente si esce scornati, e al contrario quando si ama ma non troppo, insomma quando l’altro ci piace ma non al punto da farci perdere la testa, si riesce a vivere un rapporto bello e soddisfacente?
Perché in amore vince il compromesso? Perché i rapporti più stabili sono anche i più monotoni? Non ci credete, pensate che stia esagerando? Credete che sia assurdo e paradossale? Guardiamoci intorno a diciamoci se non è così. Amori che si rincorrono, insoddisfazione e tanta voglia di innamorarsi di tutto e di niente. Spero però di non essere frainteso. Sono due i grandi temi di cui vi voglio parlare oggi: perché i grandi amori sono quasi sempre monologhi e perché la libertà di amare chi vogliamo noi, quasi sempre corrisponde alla libertà di farci male con la persona sbagliata? “Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel.”
Una lezione di stile civico è l’amore, il cristo laico di ognuno di noi, non dobbiamo correre il rischio di dimenticarcene.
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro. I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo, li puoi nascondere o giocare come vuoi o farli rimanere buoni amici come noi”.
Forse non sono stato ancora troppo chiaro: vi voglio parlare di una parola che amo, una parola che nella nostra bella lingua è sempre meno usata, perché le parole hanno questo limite, come gli uomini, quando non diventano fatti quotidiani si spengono.
La parola che amo è dignità, detta così, nelle pagine di un giornale, in un giorno qualunque, e dopo avervi detto tutte queste cose, non vi fa certo sobbalzare dalla sedia, diciamo pure che forse non ve ne frega molto, peccato…perché dovrebbe interessare tutti, specie quando la si pronuncia a proposito dell’amore.
Che cos’è esattamente la dignità in amore? È il rispetto che l’uomo consapevole dei propri sentimenti, delle proprie passioni, deve sentire verso se stesso e deve tradurre in un comportamento coerente e adeguato. Sì, va bene, questo è se a dirlo è un noioso professore di italiano, ma in pratica cos’è? Forse altro non è che saper dire basta al momento giusto, è capire che “un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane, l'avrei distrutto con la fantasia”. Che vuol dire allora? Vuol dire che voglio cambiare tutto con la fantasia, voglio dire che mi sono stancato di soffrire per una persona che mi ha lasciato, che presto sostituirà il mio viso con quello di un altro amore. Ecco perchè più che una semplice parola, dignità è uno stile di vita ed è quello che serve in situazioni così Lo so, sto andando a ruota libera ormai, ma spero vogliate perdonarmi.
Dire “no, non ti amo”, quando invece non si pensa ad altro che alla persona a cui lo si sta dicendo, ha un prezzo e nel mio piccolo non credo di averlo mai pagato del tutto, non ci sono mai riuscito. Sarebbe stato meglio, meglio per me, meglio per tutti quanti, ma non ci sono riuscito. Ho amato ed amo e non riesco a dire basta, non riesco a vivere i finali, li salto, non riesco a dire “ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro. I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo, li puoi nascondere o giocare come vuoi o farli rimanere buoni amici come noi.”
Quando amo io amo e non voglio fare altro che amare. Pensate che questo sia davvero così scontato? Così facile? Sì? Chiedetelo allora a tutti quelli che hanno paura ad amare, paura ad essere felici. Chiedetelo a quelli che dicono “basta” quando vorrebbero andare avanti, chiedetelo a quelli che preferiscono continuare a soffrire perché almeno sanno come comportarsi, come arginare questo sentimento, perché ci sono abituati mentre, invece, nella felicità si sentirebbero spaesati e indifesi.
Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona e quando io, senza capire, ho detto sì. Hai detto "E' tutto quel che hai di me". È tutto quel che ho di te.” Sorrido e mi sento triste. “Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel” per tutti quelli che invece vogliono amare veramente.
Immaginatemi seduto alla mia scrivania allora, con la testa sprofondata in quel che ho scritto, nella canzone di De Gregori, come un bambino che si stupisce del perchè le cose belle siano poi tanto dolorose. Non lo so, forse non ha senso quello che ho scritto, o forse lo ha per tutti quelli che vivono ogni passione, l’amore come “un niente da catturare e stringere come una lucciola in una mano. Non ci riesce chi vuole.

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