domenica 10 febbraio 2008

La vergogna



















La vergogna è uno specchio. Nel quale si riflettono le nostre ansie, i nostri pregiudizi, i nostri problemi più intimi. Più ancora e prima ancora della realtà reale. Basta guardare come camminiamo.

L’uomo ha paura di quello che non c’è, non di quello che c’è.

Eccolo spaventato di fronte all’ignoto, allo spirituale, al diverso, ad un nuovo sentimento.
Paradossi apparenti. Contraddizioni, ossimori culturali. Servono a rammentarci, una volta di più, che fra percezione e realtà c'è, spesso, dissociazione, opposizione. Soprattutto quando entrano in gioco entità come la paura, umori irrazionali che si saziano di razionalità, quando entra in gioco la vergogna.

La vergogna per qualcosa è spesso mossa non dall'esperienza, ma da emozioni. Maturate nel mondo sociale e di relazioni delle persone. Sollecitate da altri fattori: politici, istituzionali, mediatici. Esterni ai fenomeni in questione.

La paura della vergogna è una frustrazione di quanti si sentono in qualche modo esclusi.
Esclusi dal mercato del lavoro, nella gerarchia e nella mobilità sociale. Esclusi, dalle stanze del potere economico, professionale e culturale. Nasce, inoltre, dal disagio prodotto da periferie urbane degradate, che, in contrasto con il progetto di assimilazione, hanno prodotto segregazione: comunità a elevata concentrazione sotto sociale. Da ciò un paradosso: io mi vergogno di quello che mi piace di più.
D'altronde, l'inquietudine cresce, sensibilmente, fra le persone escluse dalle reti sociali, dai luoghi dell'impegno. Nelle piccole località isolate. Ma anche nelle periferie urbane. Un sentimento che riflette la solitudine dei cittadini globali nelle aree locali.

Per questo, senza esagerare si può dire che la vergogna sia un fenomeno importante, troppo importante per non essere manipolato. Ed è quello che sta accadendo negli ultimi anni.
Paura, immobilismo, allontanamento, chiusura. Elementi che si son insinuati nella nostra vita attraverso il tema della vergogna. Elementi a cui si è data sempre più importanza.

Perché quello che adesso è un problema nella storia è spesso stata un’occasione. Con la vergogna si son vinte guerre, evitate guerre, minacciate guerre. Con la vergogna si son avuti i più grandi cambiamenti pacifici della storia. Ora invece non si muove nulla. Questa paura crea immobilismo. La paura porta paura, porta nuova vergogna.

La vergogna dovrebbe servire in definitiva a far vivere meglio la gente, non a mettere il proprio segno sulla società, sulla collettività imponendo scelte di vita e comportamenti sociali.

Cos’è allora che non ha giudizio e cos’è che non ha vergogna? Domande retoriche che non prevedono risposta, solo domanda, come ogni buona domanda che si rispetti ognuno avrà la sua giusta risposta.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

mi hai fatto pensare a due individui, due icone: alba chiara e pasolini.

Anonimo ha detto...

Ma è la tua fidanzata quella?

Anonimo ha detto...

No. La sua fidanzata è molto peggio dell'immagine

vinci ha detto...

La mia fidanzata mi è talmente superiore in tutto che non si presta ai miei paradossi letterari. Per me la mia fidanzata è molto meglio di tutto

Anonimo ha detto...

Cosa vuoi dire "molto meglio di tutto"

Anonimo ha detto...

basta dire "la migliore", senti che assolutezza! e dentro puoi metterci tutto quello che vuoi. donna e dea. senza ironia.

vinci ha detto...

Non c'era alcune ironia in quello che ho scritto, anzi

Anonimo ha detto...

no, non c'è ironia in quello che ho scritto io (ultimo anonimo)