lunedì 14 aprile 2008

Il novecento


























"Dicono che quei cieli siano adatti ai cavalli
e che le strade siano polvere di palcoscenico..."


Socialisti, Comunisti e la Destra sociale non sono entrati in parlamento.
Oggi è finito il Novecento culturale italiano, il Novecento sociale.
Non mi va tanto di parlare di politica e allora parlo del Novecento della sua lenta scomparsa.
E' la fine di Marx, Freud e Nietzsche, la fine di quell'ordine costituito sulle strutture sociali, che si era sviluppato alla fine dei risorgimenti.
Marx metteva in crisi la struttura economica esistente e poneva le basi per la successiva affermazione di diversi modelli di vita e di interpretazione dell'economia e della società.
Freud arriva là dove nessuno era mai giunto prima. Va a scavare nel ventre della psiche umana, dando un ordine a ciò che fino a lui non era altro che una serie di intuizioni che spesso avevano preso le mosse da antichi miti o da paure ataviche e che, altrettanto spesso avevano finito con il degenerare in paure ancestrali da cui erano scaturiti inutili pregiudizi.
Freud dà un metodo e una regola a questa miriade di elementi elevandoli al rango di scienza. Una nuova scienza che si chiama "psicologia" e che permetterà di disarticolare l'uomo in quanto monolite mettendo in evidenza e sottolineando quali siano i suoi aspetti più profondi da cui nascono quelle pulsioni che guidano l'istinto e l'azione degli individui e la cui interpretazione fino al medico viennese non era altro che lasciata al caso o alla tradizione.

Nietzsche è, dei tre, l'autore più complesso, mettendo in crisi a morale degli ideali ottocenteschi.
L'Ottocento si chiudeva con la fine dei riferimenti etici e il Novecento nasceva sulla spinta della socialità.
E ora? Qual è la cifra del nuovo secolo alla luce di quanto sta accadendo?
Forse è andare oltre la morale ed il sociale, ma andare dove e con chi?
Non mi va di cadere nella retorica e dire che questa è la sfida del nuovo millennio. Dico solo che stiamo pagando gli errori culturali fatti all'indomani del 1975, di quando la sinistra poteva governare da sola e invece si è lasciata andare al sogno delle grandi intese.
Era la fine, oggi è l'inizio che chiamiamo fine.



3 commenti:

Alessandra ha detto...

ciao Vinci, posso dire che tristessssa? ... ma sì ... lo dico!

vinci ha detto...

non lo so se è un momento di svolta, certo è che ora è molto molto dura. Vedremo, la storia è così.

luce ha detto...

Io non penso che sia la fine, io penso che una fine vera e propria non esista esistono nuove strade nuovi percorsi che si diramano su strade già percorse, il passato è la base da cui si dipana il presente ed oggi è un nuovo inizio.