giovedì 24 maggio 2007

Ciao Vì...

















La tua voce s’arrampica a un balcone, soffia all’amato le parole da dire all’ affacciata. La tua voce è Cyrano nascosto nel giardino che insegna al maschile smemorato come bussare a un bacio di ragazza. Sono sillabe di pioggia, da levarsi la giacca e appoggiarla sulle spalle scoperte di una donna, una delle poche mosse sacre in dote a un uomo.
Le tue parole servono a un ragazzo per improvvisarsi uomo, servono a un uomo per tornare ragazzo. Una donna sospira : fosse vero. Finché scrivi è vero e poi per altri cinque minuti dura l’effetto di raccolta dei frantumi maschili ; stanno di nuovo insieme l’adulto e il rompicollo. Finché scrivi ecco di nuovo una sagoma d’uomo nella stanza. Allaccia il braccio attorno alla ragazza...cambia il tuo nome, chiamati coda di lupo.
Niente altro che amori, polpa scoperchiata da un coltello che scortica, sbuccia, e sotto, il frutto è bianco. Solo amori, il loro passo a due disturba, distoglie : due innamorati vanno, dietro a loro si accodano le occhiate di noi altri soldati costretti dentro i ranghi, invece di sbandare, sbottonare il colletto e darsi da correre come loro.
Niente altro che fiori, compratene un mazzetto, portatelo sudati, trafelati, alla creatura preferita, amata.
Questo voglia voglio ricordare di te, Vincenzo, Vì.

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