domenica 8 aprile 2007

La prima volta...
















Nel ritrovarsi fra ansia e odore, nei continui respiri di lui, quello che sentiva era il suo cuore.
Tamburellava…tum tum tum…
C’erano tante ombre che si intrecciavano sulla parete, non sembravano loro. La luce delle candele alla vaniglia, la musica nello stereo…l'unica cosa, nitida, che riusciva a
visualizzare nella sua mente era quel manuale di ginecologia che giaceva da tempo
immemorabile nella sua libreria.
Le ventitre posizioni raffigurate le vedeva tutte quante. Con chiarezza.
Uomo sopra-donna sotto, donna sopra-uomo sotto, uomo sulla sedia-donna
sopra, donna girata.
Basta! Basta, basta, basta, non ne posso più!
Le aveva contate tutte quante credendo che fossero le uniche varianti. Aveva
guardato per bene e con vivo interesse la figura 1 dell'introduzione del
pene nel preservativo e aveva imparato a localizzare il prepuzio ed il
glande.
Tutto era pronto.
Ma, nonostante tutto, l'unica cosa che riusciva a visualizzare
era quell'assurdo monito che aveva letto sul manuale: "nell'inserire il pene
in vagina, stare attenti a che…” temeva di poter restare in cinta

Quella meccanica perfetta, quell'antico rituale d'amore, l'allineamento dei
corpi, la fusione, venivano stravolti dall'"estrarre in tempo il pene",
"guaina in lattice", "6 euro per 5 pezzi", "profilattico",
"lubrificazione", "tube di Falloppio".
Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare. E se il profilattico si rompe? E se poi c’è una perdita? E se poi alla fine del mese non mi vengono?
E a nulla serviva la lingua di lui che, morbida, si insinuava dentro la sua
carne. A nulla servivano le mani di lui sui suoi capezzoli, a nulla i suoi
baci.
Lei ricambiava ma la meccanica dei corpi, l'allineamento, quella sintonia
perfetta che aveva visto tante volte nei film non c’era.
"Aspetta.Forse non è il caso"- disse lei grottesca.
"Ma come? Perché?"-disse lui amareggiato.
"Ho paura scusami, ho paura che mi faccia male, non lo so…scusami. Ti prego. Capiscimi."- e lei cominciò a piangere.
Nei manuali questo non era contemplato. La disarmante amarezza di lui, le
lacrime calde e vergognose di lei, il non riuscire ad abbandonarsi
completamente, il non riuscire a trovare la giusta sinergia.
Lui ci riprovò. Le sue labbra morbide sulla pancia, la sua lingua calda
nell'ombelico, fino a scendere sempre più giù. Un perverso meccanismo cui lei doveva abbandonarsi.
Stesa, tra le lenzuola di lino bordeaux, lei guardava immobile il soffitto,
stringendo gli occhi quando il piacere sembrava più forte di lei, quando
perdeva il controllo di sé.
"Stupida, sembri una bambina"-pensò mentre stringeva tra i pugni brandelli
di lenzuolo umido.
"Stupida, non sei più una bambina"- pensò mentre inarcava la schiena.
Guardò per un ultimo istante le ombre attorcigliate sulla parete, per un
ultimo istante inalò gli odori della stanza, per un breve attimo rivide la
figura a pagina 3 del "cunnilingus": "perversa tecnica orale da evitare".
Poi tutto scomparve. Niente più fu perverso. Niente più ombre, niente più
luci, niente più manuali...