martedì 10 aprile 2007

Azzurro





Siamo i guardiani del faro che aspettano qualcosa per farsi compagnia, sono l'uomo che si occupa delle foglie, il cieco che finalmente saprebbe come guardarsi allo specchio.
Aprirsi, confrontarsi con chiunque, ma non con chi sai poter essere come te, diceva il poeta che aveva paura della solitudine, forse sorridendo, forse con la speranza di essere smentito dai fatti.
Bari è sola questa notte e per noi, solo per noi, avrà il suo tetto apribile, ci farà vedere le stelle, l'azzurro del suo cielo, almeno spero.
Chi non si è mai domandato come sarebbe potuta essere la propria vita se alcune circostanze fossero state diverse?
...e se avessi scelto quell'altra facoltà...e se avessi sposato quell'uomo...oppure se nella mia vita avessi detto più "sì"?
Un enorme sliding doors a cui tutti, nessuno escluso, siamo costretti sin dalla giovinezza a sottostare, un percorso a bivi, come quelle vecchie storie di topolino, nato dalla nostra fantasia, dalla nostra smania di abbondanza, di non accontentarci mai, o forse solo dalla speranza di essere felici, o quantomeno di provare ad esserlo.
Come i personaggi dei romanzi di fantascienza che vivono storie parallele anche noi viviamo solo un'esigua porzione delle vite che avremmo potuto vivere.
Non è più il caso, allora, di domandarci com'è l'uomo che vive senza "se" e senza "ma", l'uomo che vive senza rimpianti e senza rimorsi, ma chiederci se esiste un uomo così, l'uomo che non ha mai preso "il treno dei desideri, quello che all'incontrario va."
Brindo, allora, alla salute degli indecisi, dei malinconici, dei sognatori silenziosi, di "chi sente fischiare sopra i tetti un aeroplano che se ne va"!
Azzurro è il cielo dell'estate, il cielo senza nuvole, senza movimento, senza dubbi, il cielo "troppo azzurro e lungo" per essere vissuto da soli.
Eccolo, allora, il momento che stavamo aspettando!
"Io quasi quasi prendo il treno e vengo da te", dice Paolo Conte, perchè la canzone non è di Celentano come alcuni potrebbero credere, ma di Conte, dell'avvocato piemontese amante del jazz.
In ogni caso è quello che ognuno di noi dovrebbe fare: "accorgersi in tempo di non aver più risorse senza di te", è cercare il bello sempre e ovunque, l'inizio in ogni fine, l'alba nell'imbrunire.
Ma poi quante volte ci siam sentiti dire che non è proprio il caso di prendersela tanto se sappiamo in anticipo come andrà a finire.
Eppure ogni persona dubbiosa è così, ogni uomo in qualche modo scontento se la prende, ogni sognatore pensa e parla come stiamo facendo noi: voglio tutto, prima che se lo prenda qualcun altro!
Ecco, allora, che ci viene la voglia di prendere queste benedetto treno e correre da lei, dalla felicità. Perchè non cercare l'azzurro in una sera come questa sarebbe stato mortificare la stessa voglia di un "treno di desideri" che sentiamo dentro di noi, perchè la memoria, la voglia di aspettare qualcosa in più, sono da sempre i più accesi rivali dell'uomo, e questo ognuno di noi lo capisce vivendo, scontrandosi ogni giorno con quel che si sarebbe voluto e poi, forse, non è stato.
Sono immagini che mano nella mano vanno a perdersi nella vita, sono piccoli equivoci quotidiani, come "l'Africa cercata nel giardino, tra l'oleandro ed il baobab".
E allora lasciatemi dire che"mi accorgo di non avere più risorse senza di te". Perchè per fortuna, delle volte si perde contatto con quel che si scrive e si capisce finalmente la direzione di quel "treno dei desideri che all'incontrario va": la felicità!
Dove si va per la prima volta è l'istinto della discrezione a guidare, a rendere tutto più facile, teniamolo presente quando ci sentiremo di nuovo tristi e soli con i nostri dubbi, con i nostri sogni più scaltri.
Perchè so benissimo che oggi una nuovo sogno di felicità improvvisa prenderebbe il posto che per altri è del primo amore.
E allora lasciamoci portare dal treno dei desideri, dai sogni nati all'incontrario, ogni uomo è così, ogni uomo si sente solo sapendo di non esserlo.

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