lunedì 18 dicembre 2006

L'amore egoista



L'amore egoista


Lui è entrato in questa stanza tanti anni fa ormai, e qui dentro non c'era ancora niente di suo. C'erano le mie cose e cose di altri, tutte in un perfetto disordine o ordine, che alcuni non comprendono, ma che era il mio ordine. C'era ancora il letto vicino alla parete, il tavolo pieno di tanti piccoli oggettini, il muro pieno di Post-it gialli dai quali il tempo aveva già succhiato l'inchiostro delle penne e i messaggi che avevo voluto ricordare. Il telefono era un altro, un vecchio cordless grigio e stanco che aveva conosciuto le mie telefonate, le mie ansie, le mie paure meglio di chiunque altro. C'erano cose che andavano e venivano e molte di loro non le ricordo più. C'erano persino i miei giocattoli, da qualche parte, tutte le cose che avevo amato da ragazzina e che forse già allora non sentivo più mie. C'erano le foto delle mie estati sulle mensole, i poster di sempre appesi alle pareti. L'armadio della stanza non l'avevamo ancora cambiato e in giro c'erano molti meno giornali. I libri, invece, erano già qui, forse diversi, ma ci sono sempre stati, fin da quando ero piccolissima. I libri in questa casa si riproducono molto velocemente. Li leggo, li metto da parte e li ritrovo dappertutto. E' bello così.

C'era musica che non avrei più ascoltato ed altra che avrebbe avuto di lì a poco un significato diverso, ma lui non aveva ancora visto niente, non aveva ancora toccato niente, usato niente. Non c'erano le sue dita sulle mie cose, il suo gusto nel mio armadio, le sue idee nei cassetti della mia bancheria, il suo passato nella scelta dei miei libri, il suo sorriso nei miei occhi, nella mia testa, i suoi anni nel mio corpo. Io invece i suoi occhi li conoscevo già, era quello che aspettavo, ma ancora non lo sapevo e se anche l'avessi saputo non avrei potuto ricordarlo. Ancora non li avevo mai guardati, ma li conoscevo già.

-Quando inizio ad amare una persona non so ancora niente di lei che non mi son inventato io.- L'ho letto nei suoi appunti, nelle sue poesie. La storia cresce fra le sue dita, il mondo lo costruisce pian piano.

Più tardi mi avrebbe confessato di aver provato fin dall'inizio una forte attrazione per me, quasi una fissazione. Avendolo conosciuto bene ora non mi stupisco più di questo, ma io comunque non credo che sarebbe mai iniziato niente, che lui avrebbe preso la cosa sul serio e sarebbe riuscito ad andare a fondo, se qualcosa solo di suo, se una sua esigenza di allora non gli avesse dato il via.

Le cose vanno così: tu cammini per le strade, dal luogo da dove sei partita fino a dove vuoi arrivare e pensi alla tua vita o meglio a niente. Pensi a come non soffrire in una storia che diventa sempre più instabile, insicura, pensi che vuoi trovare il modo di uscirne o almeno di non viverla più così. E cammini, cammini, cammini. Magari hai sonno, sei stanca. La sera prima hai fatto tardi e vedi che la gente intorno a te ti osserva più o meno direttamente. entri in un negozio, in una stanza, in ufficio, nell'aula universitaria che frequenti e non fai caso agli sguardi, ma ti assicuro che gli sguardi ci sono. Così capita che, senza volerlo, tu finisca nei discorsi di persone che non conosci o che pensi di conoscere solo di vista. Qualcuno parla di te, qualcuno si interessa a te. E' quasi un gioco. Niente è ancora cambiato nè in te nè intorno a te, eppure senza neanche saperlo sei diventata l'idea fissa di qualcuno magari solo perché questo sconosciuto ti ha visto bella o perché in quel momento aveva bisogno di vederti così.

Quando lui capisce di essere attratto da una persona ancora non sa niente di lei e la storia si fa da sola anche quando lui pensa di poterla comandare. E' solo qualcosa di cui aveva bisogno.

Del resto per quel che ne sapevo lui era una figura a me completamente lontana, forse mi incuriosiva, mi faceva compagnia quando si avvicinava per parlarmi, ma niente di più. Qualsiasi magia avesse potuto portarsi con sé, sarebbe bastato un solo piccolo errore per farlo uscire per sempre dalla mia vita. E invece più andava avanti e più a me la cosa piaceva. Mi rendeva complice senza farmi capire complice di cosa. Ma tanto a me in quel momento non interessava capire niente. Mi andava bene così, mi piaceva lasciarmi trascinare. Ma...ma non voglio parlare di come riuscì ad entrare in questa stanza, stanza che comunque per i primi anni non vide mai, non voglio parlare di come conobbe le persone che all'epoca consideravo i miei amici, non mi interessa ricordare il nostro primo bacio. Fu bello capire di essere desiderata da lui. In alcuni momenti riuscì persino a farmi convicere che io e lui fossimo molto più che uguali. Quando le altre ragazzine pensavano già di essere carine, attraenti, quando pensavano solo a divertirsi, io non mi ero ancora fatta un concetto chiaro di come dovesse essere la mia vita, le mie giornate, di come vivere la mia crescita continua. Certo, non ho mai pensato di trascurarmi, ci tenevo ad apparire se non proprio bella almeno un po' carina. Incrociando lo sguardo di un ragazzo che mi piaceva sorridevo distrattamente, con grande moderazione, per non fargli vedere sin da subito il rossore della mia timidezza.

Forse sono stata pazza, ma c'è stato anche un momento, anche se ormai quando ci penso non capisco più perché, a partire dal quale ho iniziato a pensare che era solo grazie a lui se ero diventata così.

Ed io ero bella, ero veramente bella!

Ora mi guardo intorno e capisco che qui dentro alcune cose sono proprio sue, penso che se lui non ci fosse stato ce ne sarebbero di sicuro altre al loro posto. Certe cose le ha trascinate lui qui ed ora posso dire che stanno anche bene con quelle che c'erano da prima, si sono completate in un certo senso, ed ora è impensabile poterle separare. Prese singolarmente non avrebbero più senso.

Certe cose le abbiamo consumate insieme: libri, canzoni, e tutti i fogliettini su cui mi scriveva le sue piccole poesie. Sono tutte cose che forse non riguarderò più, ma che so che ci sono, e so che mi guardano ogni volta che mi tornano in mente. Certe cose, poi, le ha usate solo lui e nessun altro dopo di lui. Le ho lasciate lì ed a nessuno interessano più, neanche a me.

Altre, invece, le ha portate via con sé e credo che continuino a vivere con lui, a guardarlo crescere ancora e sbagliare sempre con meno innocenza, punirsi ed impazzire davanti a qualcosa di perfetto e piangere per ogni cosa finita che lui non sa e non vuole accettare. Altre cose, invece, sono dove vorrei essere io, in certi momenti, dove, invece, ho scelto di non voler essere più.

Ed io i suoi occhi non li ho certo visti in quel posto così affolato di gente simile a noi, no. Quel giorno non li avevo neppure guardati. Visti e dimenticati, proprio come tutte quelle cose che mi disse piano piano e che prima di dirle a me le aveva dette a chissà quante altre persone. I suoi occhi erano quello che non avevo mai avuto, erano le emozioni che avevo paura di non poter provare, erano -Ecco, è arrivato finalmente il tuo momento!-.

Quegli occhi dimenticati e di nuovo amati per dimenticarli spesso, come le cose che si possiedono e si teme di perdere per non volerne fare a meno. Non so perché, non ho mai capito bene il perché io mi sia sempre innamorata di persone così. Forse è stato solo un modo per rimpiangere dopo, a storia finita, a storia finita male, una vita normale, per rimpiangere qualcosa che mi mancava o che pensavo che mi mancasse. Ogni volta mi davo una seconda possibilità ed ogni volta soffrivo e mi legavo di più a qualcuno o a qualcosa. Un mondo mio, a immagine di quello reale.

Ma adesso è diverso. Le cose richiedono un legame che in passato, non solo non son mai stata in grado di dare, ma neanche di pensare. Ecco perché dopo di lui son tornata sempre meno a casa. Non sarei più stata in grado di dedicare tempo alle cose che mi avevano conosciuta. Ho sempre pensato che sarei stata capace in un modo o nell'altro di voltare pagina. Sono poche, invece, le persone così. Tutti noi abbiamo tante vite una dentro l'altra e tutti noi ci leghiamo sempre a cose diverse. Io però ora non lo so a cosa sono legata veramente. Certe volte mi sembra di essere diventata più cinica, capita quando soffri così, quando provi ad uscire da una grande paura. Per fortuna molte cose io le dimentico senza accorgermene. Io non so più bene cosa provo, spesso non lo voglio neanche sapere, non voglio più confondere i miei sentimenti con le parole che usano tutti, con le parole che usava lui con me. Forse in amore ci si dovrebbe accontentare di maggiore silenzio. Questo lui non l'ha mai capito. Spesso le parole diventano solo una violenza. La verità di queste parole non esiste, non esiste questo amore, esiste la mia verità, la verità di quello che proviamo di volta in volta e di volta in volta allora cambia il concetto di verità, cambia il concetto di amore, del mio amore, proprio come cambiava il suo modo di amare me.

Mi scriveva, usava tutti i pretesti per farlo. All'inizio deve solo sedurre. Sedurmi ed andare avanti così. Poi la storia si snoda più o meno da sola e un bacio non basta più quando è costato tanti mesi di attenzioni, parole, tanto tempo passato a lasciarsi innamorare. Perché è lì che si deve arrivare. Lui deve farmi innamorare anche a costo di innamorarsi anche lui di me come di altre, anche a costo di credere di poterne uscire quando lo vuole e capire poi di non essere in grado di farlo più.

L'ho dovuto aiutare io, alla fine, ed è stato difficile, è stato brutto farlo. Ci siamo persi.

Alla fine sono diventata veramente un po' come lui. Alla fine è andata così, è finita senza che ci si potesse fermare a guardare.

Eppure non l'avremmo detto io e la mia stanza, io e tutte queste cose che ancora sono qui, che un giorno sarebbe finita, o per lo meno, che sarebbe finita così. Mi ha un po' deluso, incuriosito, affascinato, delle volte mi son ritrovata qui, in questa stanza a guardare nel vuoto proprio come facevo da ragazzina, a cercare il modo per non perderlo, ma alla fine non sono riuscita a vedere nessuna soluzione, nessuna apertura, nessuna strada veramente comune. Non che lui non fosse fatto per me, no, questo no. Anche se l'ho pensato, ormai non lo penso più. Lui era perfetto. Lui si sarebbe spento comunque, proprio come diceva lui e alla fine, a furia di sentirmelo ripetere, ho finito per spaventarmi, ho iniziato a crederci anch'io.

Delle volte lo vedo e credo che lui non ha superato niente, che l'ho sempre creduto più forte e maturo di quanto in realtà non fosse, che si lascia sempre tutto in tasca, tutte le cose, sia quelle brutte che quelle belle, le cose di una vita frenetica che lui ha sempre voluto a portata di mano. Il suo più grande difetto è che è un incompleto. Proprio come il suo amore per me.

Ormai non riesco più nè ad odiarlo nè ad amarlo, mi fa solo tanta tenerezza e vorrei stringerlo forte a me, fino a fondermi con lui, fino a sentire quel che ancora si prova insieme.

Poi penso a questa stanza, al suo amore, poi ripenso alle sue tasche ed a tutto quello che io ci ho lasciato, e...e anche se non so bene cosa sia, mi viene da sorridere mentre piango.

Io egoista, io l'ho amato così. Io...lui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Posso scrivere i versi + tristi questa notte.
Io l'amai e a volte anche lei mi amò.

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò e a volte anche io l'amavo.Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Dolermi di averla perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.

Che importa che il mio amore non potesse conservarla.La notte è stellata e lei non è con me.

La mia anima non sia accontenta di averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca, il mio cuore la cerca e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi,quelli di allora,non siamo + gli stessi.

D'altro,sarà d'altro.Come prima dei miei baci.La sua voce, il suo corpo chiaro,i suoi occhi infiniti.

Più non l'amo,certo, ma forse l'amo.E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perchè in notti come questa la tenni tra le mie braccia,la mia anima non si rassegna di averla perduta."
P.NERUDA

Da: Occhi Capovolti

Anonimo ha detto...

Fantastico come sempre

Anonimo ha detto...

per cielo capovolto
sn appena entrata nel blog e oltre a voler farti i complimenti voglio chiederti se tutto ciò che scrivi è frutto della tua mente e del tuo cuore o è ripreso da qualche libro?scusa l'ignoranza...