domenica 22 aprile 2007

Non mi confondere con niente e con nessuno











E' giusto che io continui a credere nella tua verità?
Non lo so, ma oggi mi è sembrato di ricevere un sorriso. Penso sia stata tu a mandarmelo.
Se ho ragione, grazie.
Grazie, anche se ho torto, perché così ho un altro motivo per inciampare, per continuare ad aspettare.
In una lettera uno sente il bisogno di rassicurarsi, di sapere se l'altro stia bene. Forse lo si fa per tenerezza, ma anche per timore di perdere la compagnia delle proprie speranze.
- "Ma" e "se"- ecco, questo è il mio patrimonio con te, quello che mi resta.
Una formula, un rito, un'allegoria, un rimpianto. Perdonami, dunque, la voracità con cui scrivo, ma come sai non son mai stato un buon economo di parole.
Io ho riletto tutte le tue parole, ho visto che non si son fermate. Stai tranquilla, però, non l'ha notato nessuno oltre che me.
Sarebbe bello, allora, sapere se avrò mai quello che hai scritto. Chissà, forse un giorno.
Ma intanto che febbre essere qui e mostrarsi al sole caldo di aprile, perché quello che accade a noi è tutto una lettera, perché il velo delle Grazie è sollevato dinanzi a due che non si guardano, a noi, che non abbiam più che l'egoismo fra - il me e l'altra persona.-
Strano, allora, che agli occhi la bellezza ci pesi al cuore.
Tutto ciò che è bello va via, dal punto di vista capitalistico Dio fa sempre il suo dovere.
Aspetterò. Perché tu le stelle le hai contate, anche se ora non ci credi più.
Hai perso la reciprocità.
Senti di chieder parola, ma sai anche che poi la rifiuterai.
Di giorno in giorno ti mostri sempre uguale, come l'attesa, come gli estremi di una cosa calma, come il desiderio di qualche novità, la speranza nel cielo o nel cuore, come il rimpianto di quel che sai non farai tornare.

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