sabato 24 marzo 2007

Che coss'è l'amor













…perché ho amato e amo chi non è né troppo uguale né troppo diversa da me…

- Ti amo -.

Si pensa che l'amore sia tutto qui. Una frase, un bacio, degli sguardi e tanti ricordi. E invece spesso il – ti amo - non basta e allora si sente la necessità dire qualcosa di più, specialmente ora, a San Valentino, quando tutti i media ci bombardano con icone amorose che spesso non solo non condividiamo, ma che non capiamo neanche bene.

Diciamolo, allora: anche da “l’amore di San Valentino” si può e si deve uscire.

Dopo giorni di assoluto silenzio capita, poi, che i pensieri più usuali prendano forma e ci si ritrova, come oggi, a parlare d’amore, quasi senza volerlo, quasi senza saperlo.

E' bello parlare d'amore, ma non è sempre facile farlo.

Chiunque di noi ha una passione, un affetto che ricorda con rimpianto. Chiunque di noi in qualche modo si sente legato a qualcosa di passato, qualcosa che non c'è più, ma che si riporta in vita ogni volta che se ne ha abbiamo bisogno.

Non credo che ci sia una definizione d'amore condivisa da tutti. Dopo aver letto centinaia di poesia, decine di libri sull’amore, dopo aver visto vent'anni di film ne ho ricavato una sola certezza, un pensiero tanto elementare che rasenta l'idiozia: l'amore non esiste, o almeno non esiste nella forma in cui siamo sempre stati abituati a pensarlo.

Baci perugina o canzoni neomelodiche. L'amore, se esiste, deve essere “anche” altro, non possiamo accontentarci di questo, meritiamo di più.

Prendiamo “sottobraccio” Vinicio Capossela allora, e chiediamoci "che cos’è l'amor?". Perché chiederselo è già qualcosa, è un inizio. Perché chiederselo è come chiudere gli occhi senza respirare, chiederselo è ammettere, è voler essere innamorato.

L'amore, allora, è veramente "un sasso nella scarpa" che ti forza il passo, l'amore è qualcosa di "andato", “è quello che rimane” di noi, del nostro passato, qualcosa da vivere "volentieri fino all'alba livida di bruma che ci asciuga e ci consuma". Il fatto è che quando senti così tanto parlare d’amore come in questi giorni, inizi a domandarti se non sei innamorato anche tu, ti chiedi se fra quei “amore mio… ti amo… non ci lasceremo mai… ti penso sempre…” non ci siano anche delle frasi tue. L’amore, però, è qualcosa da chiedere al vento, un “saluto irriverente”, è la “miseria in cui ci si tuffa con dignità da re”, è quello di cui abbiamo bisogno per alzarci la mattina dal letto, per farci preferire la vita al sogno. Capossela, in questa canzone, parla dell’innamorato di ogni tempo, e immagina di “ricacciarlo, suo malgrado, negli inferi da bar”, dove l’amore, dove tutta la passione è com-passione, è amore da vivere “insieme”, è un’irrazionale, folle, balorda fiducia nel desiderio umano. Perché noi, noi che siamo innamorati speriamo, speriamo, speriamo, speriamo, come se ostinarci nel credere qualcosa possa mutare il corso degli eventi.

L’amore, invece, è “un posto d’oltremare che è lontano solo prima di arrivare”, è amare chi non è né troppo uguale, né troppo diverso da sé.

E' la cosa più bella del mondo.

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