domenica 25 marzo 2007

Appunti per il mio Amleto...che non scriverò mai
















L’uomo che ha preso gusto per la sopravvivenza vuole accumularla. Vuole essere l’unico, si rifugia nella sua unicità.
E’ in una specie di clinica, non si riesce ad arrestare il suo processo di estraneità.
Vede altri uomini ma crede che non siano uomini reali. Figure fatte fugacemente.
L’unico uomo rimasto è lui. Non gli importa neanche saper cosa sia successo.
Ha visioni. Dice di andare ogni giorno al cimitero e di parlare con il fantasma del padre e la moglie. In realtà questi non sono morti, sono loro che vanno ogni giorno a trovarlo in clinica. Di queste visite lui era perfettamente consapevole. Egli non nega quel che gli accade, quel che vede, ma lo interpreta a modo suo.
Non conduce, però, vita solitaria. Scrive, per lui le anime dei morti sopravvivono così. E’ quel che scrive a tienerli in vita. [ E’ uno scritto nello scritto, scatole cinesi all’interno di quello che vorrei fosse un corpo unico]. Di notte le parole si muovono accanto a lui come se fossero uomini accanto al suo letto. Hanno vita breve, però, le parole stesse risucchiano queste immagini e lui risucchia le parole.
In tal modo, dopo un po’, capisce di non aver più neanche le parole, anche quelle stavano finendo, rimane solo, stava sopravvivendo anche alle parole.
Tutti sono morti, lui è l’unico, lui è il potere e se c’è un potere, lui è anche la vittima di questo potere. Sopravvivere al potere.
Davanti al potere si sottrae, lo vede, ma poi non ha la certezza vera di averlo visto.
La relazione fra lui ed il potere, dato che lui, da unico sopravvissuto è sia potere sia chi lo subisce, sta nell’attesa, nella sopravvivenza stessa che verrà. Non si chiede mai quale sia la ragione d’essere di questa autorità. Ma ciò che essa gli comunica è un senso di lontananza, di passiva umiliazione che porta all’idea di mettersi in difficoltà per accrescere poi il proprio valore. Di religioso non c’è nulla, forse solo l’anelito verso tutto ciò che sta in alto, o meglio verso quel che deve ancora arrivare, verso quello che è difficile che arrivi.
Con questa sua vita ferma, apparentemente ferma vuole sottrarre potere al potere, quindi a se stesso, ma nello stesso tempo vuole darselo, darselo sempre di più.
Mettersi quindi in difficoltà, complicarsi la vita, per essere poi costretto a vincere la sua pigrizia, la sua timidezza verso le cose, essere costretto a venirne fuori, a sopravvivere.

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