domenica 10 dicembre 2006

Prima di partire per Tours







Come un equivoco, come se mi spingessi ad un passo ancora più in là.

Inventare domande, girarsi su se stessi, sempre senza cielo sul capo, ma poi limitarsi sempre a volti cari che non bastano per viversi, per strizzare fiato alla vita, e allora riprendere a scrivere, scrivere sperando che qualcuno mi regali con gli occhi qualcosa di me. Ti ho scritto, ma mi han detto che non ci sei e che non mi potrai parlare subito.

Come mi piacerebbe invece! Stasera scrivo io, stanotte ho voglia di parlare, ho voglia di passare la notte "sul viale del tramonto". Ho voglia di passare notte parlando.

Niente di tutto questo invece accadrà. So che resteranno le impressioni e altro non posso chiedere se non un silenzioso, improvviso lampo che mi venga a cercare quando meno me l'aspetto.

Non è l'ora propizia per desideri come questi, l'ho capito, ma ancora una volta mi lascio scappare favole da ventenne, ancora una volta ci provo pur sapendo come andrà a finire.

Forse è questo vento tiepido o la lontananza, più o meno "profonda", delle persone che mi hanno scritto fino ad ora, che alimenta la flebile ragione di una parola triste che si rincorre. Oppure è proprio così che si fa con chi si cerca e non si sa trovare.

Così, solo così, perché così si è veramente cattivi con se stessi e con gli altri.

Solo così, perché io mi conosco, e so che non potrei rinunciare tanto facilmente alla mia impazienza, al mio desiderio da tutto e subito. Perché, poi, tutto questo che racconto è già troppo ricco di sensazioni per aggiungerne altre con la fantasia, ed io sono e sarò quello che vedi, libero di chiedere perdono a chi come te ogni volta cerca di ascoltarmi, sarò libero di ridurmi a questo ogni notte che avrò voglia di farlo.

Non corri rischi, non preoccuparti. Sai già come liberarti di me, non aspettarti altri inutili suggerimenti! Fallo e basta, allora!

E non sono scuse le mie, non è un alibi per andare via, perché, nei piccoli particolari, la ripugnanza per questa buia nottata che si avvicina sembra dar risalto, già da ora, alle mie paure.

Sono paure di non voler provare la malinconia, sono sorrisi che rivendico a me stesso, sono anche deboli rimorsi.

Ho capito a chi sto scrivendo, ho sentito, parola dopo parola, tutti gli anni che ci separano.

Sono distratto da tutto questo, ma so che purtroppo nulla cambierà, perché io scrivo e tu dormi, io scrivo e tu non ci sei.

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