sabato 2 febbraio 2008

...e se domani e sottolineo se























...e se Fabrizio uscisse di casa e sparisse per qualche giorno?
Ha lasciato il suo montgomey nell'armadio, oggi bomber blu, jeans larghi e scarpe da ginnastica. Ha il suo zaino pieno di libri, un ombrello, un maglione caldo e qualchebarretta di cioccolato.
Non ha molta voglia di parlare, è uno di quei giorni in cui Fabrizio esce di casa e per le prime quattro o cinque ore della mattina non dice nemmeno una parola.
Alcuni prendono questa sua esigenza per maleducazione, quando invece forse la parola più adatta sarebbe noia.
Giorni di noia, insofferenza, pura rabbia.
Fabrizio ascolta Guccini, lo ascolta da anni ormai. Mangia un panino al prosciutto e beve coca cola.
Pesa 70 kili, ma fa tanti sacrifici per mantenere la linea. E' alto un metro e ottantaquattro centimetri.
Bari non gli offre tanto oggi, è per questo che vorrebbe prendere il treno e andare più a sud, verso il mare più aperto. Salento, oriente, sole che strappa la retina.
Fabrizio vorrebbe tutto questo almeno per un giorno e invece sa che non farà niente. Andrà a lavorare, il solito lavoro noioso sotto padrone, la solita ottusa battaglia contro chi lo obbliga a fare quel che non ha nessuna intenzione di fare. Il meglio che gli potrà capitare sarà una pizza prima di andare a letto. Ormai non ha più nemmeno il tempo di leggere.
Che periodo triste!
Fabrizio vorrebbe tante cose oggi

5 commenti:

Anonimo ha detto...

e se invece di battaglie contro si facessero battaglie per, si vivesse per sé.

vinci ha detto...

ci si perderebbe in egotismi spesso inutili e controproducenti.

Anonimo ha detto...

la poesia non dice mai come "tu"...

vinci ha detto...

chissà chi l'ha scritto...

Anonimo ha detto...

"Vedevo d'improvviso una nuova faccia dell'Abitudine. Fino a quel momento l'avevo considerata soprattutto come un potere distruttivo che sopprime l'originalità e addirittura la coscienza delle percezioni; ora la vedevo come una divinità temibile, così inchiodata a noi, con il suo viso insignificante così conflitto nel nostro cuore che se si stacca da noi, se ci volge le spalle, questa divinità che quasi non distinguevamo, ci infligge sofferenze più terribili di qualsiasi altra e allora diventa crudele come la morte." Marcel Proust