martedì 1 gennaio 2008

Urbi et orbi 2007...fuochi fatui di mezzanotte


























Heidegger riusciva a distinguere tra spazio e luogo. Beato lui, Io no.
Io non ci riesco, io quest'anno non ci sono ancora riuscito.
Questo è sicuramente uno dei crucci che si addormentano con me alla fine del
2007.
Conosciuto ormai da un anno quest'anno è stato un anno vicino. Niente,
infatti, mi trattiene dal vedere i cambiamenti che ha lasciato sulla mia
vita. Un nuovo lavoro, un nuovo tatuaggio, nuovi cieli, l'altra faccia della
luna che lascio continuamente in giro. Sono rimasto a vedere fino alla fine
la televisione e non ho ancora capito come.
Non c'è spazio se non c'è luce, l'ha detto Einstein, l'ha detto Raimondo
Vianello in una puntata di Casa Vianello, l'ho capito quest'estate. Di notte
una fotografia non viene se non c'è il flash a dare luce, di giorno non si
vedono le ombre senza luce. Spaventa pensare che è solo una questione di
tempo, spaventa pensare che poco possiamo fare, che un televisore, tutto
pieno di luci è più vivo di te.
E' questa la comunicazione, questo il senso, l'orizzonte di quelli che
comunicano?
Io vorrei ancora trovare mia madre vicino al mio letto, pronta a rimboccarmi
le coperte e a spegnermi la luce prima di andare a letto. Io voglio
continuare a difendermi, ad ingoiare la chiave della mia porta.
Perchè forse non sono stato chiaro. Forse non è chiaro cosa c'entri tutto
questo con l'anno che se ne va.
Credo che tutti vivano periodi della vita in cui ci si sente stretti.Tenendo
conto poi che non ho mai amato questo giorno da forzati del divertimento,
lascio queste parole scivolare ancora più giù.
Ho voglia di giocare a pallone, ho voglia di nuove fantasie per fare
l'amore, voglia di svegliarmi senza sveglia, voglia di un nuovo Fabrizio De
Andrè, voglia di un errore che per assurdo mi trasformi in dio, voglio
essere fiero di vivere una giornata felice senza aver paura del
contrappasso.
Tutto quello che è stato quest'anno ha contribuito a queste parole, lo
riconosco, anche con una punta di vittimistico orgoglio. Quando lanci
qualcosa dal balcone, qualsiasi cosa, in quell'istante infrangi l'inerzia e
diventi forza che si oppone al movimento della terra, diventi resistenza,
opposizione a qualcosa che sai più forte di te, ma che sai che o che credi
di poter inqualche modo contrastare. Da bambino speravo che le mie bolle di
sapone non scoppiassero mai, per esempio.
Tuttavia, e vi assicuro che capire questo è stato un colpo molto duro
quest'anno come per gli anni passati (ma quando si diventa grandi è più
difficile accettare ciò) tuttavia al centro di questo movimento, di questo
volo dal terzo o dal quarto piano di un palazzo mediamente alto, l'oggetto
in volo, la resistenza, quello che abbiamo lanciato come opposizione alle
regole diventa niente, è niente. Passa in pochi istanti dalle tue mani al
niente, diventa niente, è niente. Quel niente, allora, è ciò che ti
immalinconisce, che mi toglie le forze, che mi fa stare in silenzio quando
mi aspetto altro da me stesso.

Spero che vogliate perdonare questo messaggio di auguri così poco
tradizionale. Il senso di questi auguri esiste ma non si può vedere.

...invece tenacia dell'esistenza! Quante volte innanzi di piangere veniamo
logicamente al pianto.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Le bolle di sapone non sono niente (inteso come IL niente). Per quanto volino poco in aria, possono servire a qualcosa... Come a far credere a un bambino che non scoppieranno mai.


:-)

Buon anno!

vinci ha detto...

...ma i bambini hanno un occhio nero e un occhio blu e son sicuri che tre più tre sia quattro

Anonimo ha detto...

come spesso accade ho capito poco, ma mi fido e ti auguro buon anno genietto incompreso

buИCiA ha detto...

Ah... se solo io potessi... non sai quanto tornerei a quell'età in cui tre più tre fa quattro...

Chi se ne fregava, allora, se in realtà fa sei?!

vinci ha detto...

Io non tornerei a quell'età, tornerei all'età in cui ho capito che non faceva 9...lì avrei potuto fare qualcosa per non capirlo

Anonimo ha detto...

io vorrei tornare ad avere gli occhi incantati di fronte al dio dalle mani grandi, prima che gli altri non facessero della sua immaginazione un errore.
ma dio è risorto... tre più tre fa nove!

Unknown ha detto...

quando incontro un blog che muove le mie corde è come se un pezzetto di me ritrovasse il suo posto nel puzzle, in continua composizione, della mia esistenza. anche a me manca in modo viscerale il gesto rassicurante di mia madre che mi rimbocca le coperte: è un pensiero struggente, è pura poesia.
allora grazie per l'emozione... e complimenti per il blog!