giovedì 4 ottobre 2007

Considerazioni pseudo-politiche

















Il fenomeno Grillo, il vaffaday, il libro sulla casta della politica, i cosiddetti “grillini”, la disaffezione della gente alla politica, tutte cose di estrema attualità, tutte espressioni di un malessere, di un disagio che le istituzioni non possono ignorare.

E’ questa, forse, la sintesi di quello che in queste ultime settimane si è ascoltato sia da parte dei media italiani, sia da parte della politica stessa, ma quel che è più grave dagli stessi grillino o fautori del vaffaday. Un semplice commento, o una polemica forte, ma anche una posizione di comodo, un modo per esorcizzare più che comprendere fino in fondo il fenomeno, un modo per distruggere e non costruire.

Si è alzato il polverone, quanto siamo interessati veramente a vedere cosa ci possa essere dietro?

Grillo è un imbonitore. E’ la stessa persona che ora attacca la stampa, a suo dire soppiantata dai blog e da internet, ma che solo fino a qualche anno fa chiudeva i suoi spettacoli teatrali sfasciando dei computer sul palco come metafora di ribellione nei confronti della società mediatica e informatizzata. Potenza della coerenza.

Non insegnate ai bambini, non insegnate la vostra morale, è così stanca e malata, potrebbe far male forse una grave imprudenza, è lasciarli in balia di una falsa coscienza”. Questa la prima strofa di una canzone di Giorgio Gaber, Non insegnate ai bambini, appunto, quella che in molti, forse con enfasi, hanno definito il testamento musicale gaberiano. Una canzone che si presta ad una sola interpretazione, ma a molti usi. E’ il grido che si potrebbe lanciare all’interno di molte scuole italiane, ma anche la preghiera da rivolgere alla nostra classe dirigente, senza distinzioni, che si tratti di politici o di gestori di potere.

Grillo sta sfruttando il momento, un po’ come faceva Aristofane qualche secolo fa, ma con meno eleganza e meno cultura del commediografo greco, Grillo cavalca e alimenta la voglia di protesta di noi italiani che nel nostro dna abbiamo più il no senza ragione che il sì ragionato e propositivo. Noi italiani siamo savonaroliani, siamo cerchiobottisti, siamo per l’ordine delle cose, salvo poi fare marcia indietro quando quest’ordine finisce per danneggiarci in qualche modo direttamente.

Grillo rientra nel modo tutto italiano di vivere, di pensare, di salire sul carro dei vincitori sempre e comunque. La politica è in crisi, non ci voleva certo Grillo per farcelo notare. Lo si vede dalla mancanza di una legge elettorale seria, dall’immobilismo degli attori, dalla mancanza di idee nuove, dalla incapacità di saper rischiare. Tutte caratteristiche tipiche delle stagioni dell’antipolitica. Tuttavia non sarebbe corretto e soprattutto non sarebbe utile alla causa del paese scaricare tutta la colpa sulla politica. In primo luogo perché sono ancora i cittadini ad eleggere questa classe dirigente, poi perché la società civile non è certo messa meglio della “casta” e poi perché, molti fanno finta di ignorarlo, ci sono altre caste altrettanto “vampiresche” per le casse statali come la chiesa, quello che un tempo si chiamava “clero”, le corporazioni professionali , che se non sono finanziate direttamente dallo stato, comunque contribuiscono in altri modi a colpirlo, magari favorendo l’immobilismo sociale, male atavico dell’Italia, che ha alimentato nei secoli clientelismo e politica di scambio. Politica, antipolitica, società civile, chiesa tutto appare in crisi, allora, anche la chiesa, che pur negli ultimi ventenni è diventata molto più ricca e influente vede ogni anno ridursi il numero delle vocazioni, dei matrimoni e dei battesimi.

Perché? A cosa si deve questo scenario? Forse all’illusoria equazione visibilità uguale consenso, consenso uguale ragione.

Non ci sono più idee, nessuno ama rischiare la propria faccia con idee nuove, ci si ricicla, portando avanti scenari da evergreen, buoni per ogni stagione, per ogni occasione. Ma ci rendiamo conto che nel panorama musicale ci sono più cover che brani originali? La televisione vive ormai su format consolidati, propone repliche infinite di sceneggiati e soap opera. Se da un lato c’è voglia di continue novità, dall’altro c’è paura di rischiare. Cambiano i nomi dei personaggi, l’ambientazione, ma il prodotto è sempre uguale. In politica il problema non è tanto quello dei pregiudicati in parlamento, come dice Grillo, perché in democrazia gli elettori possono eleggere chi vogliono e se anche con leggi elettorali diverse hanno eletto gente con pendenze penali e civili in corso, vuol dire che volevano eleggerli. Il problema vero è che con questa legge elettorale sono i partiti a scegliere, noi elettori dobbiamo solo mettere una crocetta sul simbolo, niente di più. Questa è casta, così come casta è difendere un sistema che allo stato italiano costa ogni anno quanto la politica, quattro miliardi di euro: il costo della chiesa. Casta è far di tutto per rendere difficile l’accesso a certe professioni per alimentare il “passa consegna” familiare.

Non insegnate ai bambini, non divulgate illusioni sociali, non gli riempite il futuro, di vecchi ideali, l'unica cosa sicura è tenerli lontano, dalla nostra cultura, non esaltate il talento, che è sempre più spento, non li avviate al bel canto, al teatro, alla danza, ma se proprio volete, raccontategli il sogno di, un'antica speranza.”

Grillo politicamente è un fenomeno passeggero. Certo, tornerà a riempire i teatri, i blog, le pagine di giornali, di quelli stessi giornali che lo temono, ma che lo aspettano perché fa vendere copie con le sue dichiarazioni, ma presto si spegneranno le luci intorno a lui, perché non ha argomenti costruttivi. Grillo probabilmente non risolverà nulla, per fortuna potrebbero dire alcuni di noi, perché non è lui che deve risolvere, non è lui a doverci indicare la via da seguire per uscire da questa situazione di buio culturale. Siamo noi, è la società civile che dovrebbe riappropriarsi dei palcoscenici, non farsi guidare. Il vaffaday forse non serve, è una forma violenta di linguaggio, che forse serve a cementare quello contro cui ci si scaglia: la casta.

Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore il resto è niente
Pensiamo ai bambini, quindi pensiamo al nostro futuro, al futuro degli anziani, più bambini dei bambini, più sognatori dei sognatori, pensiamo all’amore, a costruire, quindi, qualcosa di serio e non a giocare con le parolacce che illudono chi veramente soffre e vorrebbe cambiare, ma che non portano da nessuna parte.

Nessun commento: