martedì 14 agosto 2007

Marrakech...diario di un viaggio


















Per descrivere Marrakech sarebbe sufficiente chiudere gli occhi e affidarsi ad olfatto e udito. Tra i suq della Medina, negozi dove è obbligatorio contrattare il prezzo della merce, e la kasba degli Oudaia, quartiere fortificato su uno sperone roccioso a difesa e dominio della città, vi sono vicoli e piazzette la cui povertà è disarmante. La gente prova a vendere ciò che può: una scarpa usata, camicie dal colletto logoro, meccanismi interni di un telecomando, altri oggetti di uso improbabile. Questa è l’immagine che rimane più impressa nella miamente, che mi porto dentro e mi stringe il cuore.

La strada che da Marrakech porta a Fes è inebriante, si passa dal caldo secco al caldo e basta, non so più se sia secco o umido, ma è pauroso. Ci dicono che non è niente, che gli oltre quaranta gradi che fa ora di giorno un mese fa li faceva di notte e nelle ore più calde si arrivava a cinquantasette gradi. La strada, dicevo, cambia aspetto più volte in quei trecento chilometri e passa, dalla campagna brulla e arida che ormai conosciamo a sterminate distese semi desertiche in cui ci circonda il Nulla. Un albero ogni trecento metri, densità di popolazione quasi zero, qualche paesino ogni cinquanta chilometri che raccoglierà un centinaio di persone, la terra che, via via che ci avviciniamo alla capitale del sud, si fa sempre più rossa, sempre più rossa. In città gli edifici hanno lo stesso colore della terra, sembrano di sabbia, sembra che battendoci una mano sopra si possa alzare un polverone. La povertà è ben rappresentata a Marrakech, in piazza Jemaa el-Fna, tra incantatori di serpenti e di scimmie, cantastorie e danzatori, chioschi che emanano fumo e odori tra i più forti del Paese, vi sono bambini che vendono di tutto, ché qui a sei anni si inizia a lavorare, “così si responsabilizzano”, gomme sfuse a un solo dìrham, dieci centesimi di euro. Ai bambini, però, è proibito avvicinarsi ai ristoranti con terrazze che circondano la piazza, rovinano la rispettabilità del locale, e se ci provano son botte...

Nessun commento: