ANCHE SE NON E’ NELLE TUE INTENZIONI,
TU RIEMPI D’AMORE E ILLUDI,
E’ SUCCESSO ANCHE A ME
[Tu vedi i colori di questa stanza, ma non hai mai visto la stanza]
Ci fosse stato un po’ più di caldo nella stanza non avrebbe sentito così la sua mancanza.
Risale con gli anni all’inizio del loro rapporto sfogliando un album di vecchie fotografie.
- Chissà come sarebbe stato avere una figlia insieme? -
- Come può essere il viso di una bambina che ormai non potrà più nascere? -
Sua sorella ha consigliato di dormire. Invece i pensieri della sua infanzia si affacciano come se venissero alla mente per la prima volta.
Sembrano così velati questi pensieri, tanto sfuocati da sentirsi ancora più soli.
Chiude gli occhi. E’ su una sedia in cucina. Ha un maglione nero a collo alto e dei jeans larghi.
Guarda un’altra fotografia. Rivede sua madre, il nonno che non usciva mai in inverno senza il suo cappello.
[I suoi ricordi sono tutti lì, in quella stanza]
Quando l’avvocato ha parlato delle pratiche del divorzio son sembrate un insieme di riguardi banali.
- Chiunque sa cosa sto provando trova tutto questo assurdo. -
- Sembra assurdo solo quando uno lo sa. –
E in ogni caso si tratta solo dei primi passaggi, l’iter, assicurano, è ancora molto lungo.
La sua testa si riempie di suoni, di vecchi ricordi. Sente una vecchia canzone, il suo compagno di scuola parlare a voce troppo alta tanto da farsi sentire dalla professoressa. Sente i passi dei vicini di casa, una chiave entrare nella serratura.
Chissà cosa dirà non appena vedrà che è ancora lì.
Non ha lasciato la casa, anche se non ha un lavoro, anche se non ha un posto dove andare, vuole sentirselo dire. Vuole sentirsi dire: - Vattene da casa mia. –
Tante voci, ma come si fa a riconoscere una voce che non ha mai sentito?
La mano destra accarezza l’ultima fotografia dell’album. Settembre, pomeriggio di sole. Le dita accarezzano la pellicola fino a che non sente le parole, le emozioni di quella foto. Allora la mano torna indietro.
Chi è quell’uomo? Sente il sussurro di un uomo adulto che piange. Dov’è stata scattata quella fotografia?
Poi il pianto si sovrappone e ritorna una sensazione di silenzio.
I rumori della sua vita circondano quelle pareti.
L’aria di casa scalda le risate, le urla, le parole d’amore che si credevano vere.
Ha trascorso gran parte di quella giornata pensando a quanto accaduto.
Una strana sensazione: non c’era niente che non fosse il suo corpo. In quella strettezza si sentiva un inquieto senso di claustrofobia. La forma e le dimensioni dei suoi pensieri non corrispondevano a quelle del suo corpo.
Ora si ritrovano di nuovo nella stessa stanza. Un uomo e una donna: Loro due.
Guarda la scena come attraverso un obiettivo.
E’ felice di non aver mai detto fino in fondo quello che provava, di non aver mai lasciato il suo letto, di non aver mai avuto paura della fine.
Vorrebbe adesso però qualcuno in grado di riconoscere tutto questo non come un sacrificio, ma come qualcosa di inevitabile.
Sente gli occhi addosso.
Si parlano, ma ognuno parla per conto suo. Non è importante quel che si dice, ma dire qualcosa. Sovrapporsi alla voce dell’altro, dire.
Se tutto fosse stato normale avrebbero parlato del freddo di quei giorni. Avrebbe letto qualche pagina di giornale oppure seguito dieci minuti di notiziario alla tv.
-Ti ricordi – avrebbe sentito una frase incominciare così.
- Certo – avrebbe risposto evitando la seccatura di quell’inizio.
Spesso i ricordi sono il momento migliore per accusare qualcuno.
-Ma perché non torniamo in Spagna quest’estate?
- Senzìaltro – risponderò sapendo che non torneranno mai in Spagna quell’estate.
- Hai visto il mio maglione rosso? –
- Non ti sta bene il rosso –
- E’ arrivata la bolletta del gas –
- Dovremmo mangiare meno dolci. –
3 commenti:
Ma perchè non li finisci mai i racconti?
Questo ha qualcosa in meno e qualcosa in più dell'ultimo. Sempre la solita angoscia, ma è più sfumato il tutto
Perchè non parli di cinema?
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