domenica 25 novembre 2007

Quel che sono per non sembrare niente




























Tutte le famiglie felici sono simili le une alle altre;
ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.

Avrà il coraggio di dirmi che mi ha amato?
Non lo so. Non lo so e non mi va di essere interrotto per chiedermelo ancora.
Mi sarebbe bastato smettere di parlare per diventare di nuovo perfettamente innocente. Questo, però, mi ha spaventato e ho continuato a fare sempre gli stessi errori.
Che un uomo come me poi, così pigro nell’insieme, così pazientemente rivolto verso se stesso come verso il male minore, uomo di fantasia, orgoglioso dei propri pensieri, che sbaglia e sa di sbagliare, che un uomo così si sia lasciato scoprire senza perdere la sua credulità, potrebbe sembrar strano, quanto meno insolito.
Eppure è successo!
Due osservazioni allora:
primo: poco importa come sia accaduto.
E adesso dove? Quando? Per chi?
Senza più chiedermelo. Dire, rispondere io.
Secondo: la migliore cosa sarebbe quella di non decidere niente in anticipo e invece non è così.
Son giorni che ci penso e lo farò ancora.
Rimane poco di quel che è stato.

Insomma:
nessun cambiamento da quando ho iniziato a parlarne, solo apparenza; disordine, disordine delle parole che è forse un’illusione. La mia, quella di qualsiasi amante insoddisfatto.
Mi dico che è da temere qualsiasi cambiamento. E questa è un’altra assurda inquietudine.
Chi è allora il colpevole? Sono io?.
Cosa ho in comune con tutto ciò? Spero che qualcuno me lo faccia capire.
E’ la situazione, allora, ad averci fatto questo? Credo di sì, anche se poi penso che mi faccia solo comodo crederlo, tutto qui.
Ho paura di perdere l’equilibrio perché andare oltre vorrebbe dire lasciare quello che ho, andarmene di qui, perdermi, muovermi, ricominciare, dapprima sconosciuto, poi a poco a poco uguale a quello di sempre, tanto uguale da credere di non essermi mai spostato.

Ah, ecco: e se parlassi per non dire niente, ma proprio niente sul serio? Sarebbe bellissimo, ma…ma non credo che sia possibile, non ne sono capace.
Al massimo si potrebbe credere di farlo, ma poi ci si dimentica sempre qualche “Sì”, qualche “No”. C’è di che ribaltare tutta una storia con queste dimenticanze. No, non servirebbe a niente, perderei solo tempo.

Ma questi sono ancora dei ragionamenti. L’ho detto: dovrei andare oltre. Ho già detto diecimila parole.
Ho detto quel che sono per non sembrare niente.

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