giovedì 19 giugno 2008
E' a te che parlo
Mi sdraio sul letto.
Reggo il libro come un timone, o forse come un'ancora.
Che noia i ventenni che parlano difficile per darsi un tono,
che ripetono mezze frasi per giocare a fare gli intellettuali,
che vuotezza di pensero.
Mi fanno ridere quando parlano d'amore,
quando descrivono la fine di un amore.
Se solo si rendessero conto di quanto si diventa ridicoli
a ripetere parole scritte da altri.
Gira la testa,
impara a rompere i vetri,
premi le labbra sui cocci smaltati,
premi....devi lasciarti qualche graffio.
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8 commenti:
Ma i ventenni hanno bisogno d'imparare dalla loro "ridicolaggine" per poi dirsi adulti! I ventenni poggiano le basi dei futuri propri trenta anni di età sull'amore melenso, vagheggiato, astratto, inconsistente, incostante, ridicolo, sciocchino, infantile, immaturo, melodrammatico e sulle perole d'altri. Questa è la loro sicurezza. La loro unica certezza! Senza di questo... NON sarebbero ventenni. E questo è un delitto. Tutti meritano di essere ventenni, almeno una volta nella vita!
Ahhh, quanto tempo c'è per lasciarsi alle spalle la ridicolaggine giovanile, decenni e decenni di "serietà" priva di elementi ridicoli... ma quanto rimpianto, quanto!, in questa serietà!
Non permettere che sia un difetto avere vent'anni.
In fondo, tutti - indipendentemente dall'anagrafe - tentano di darsi un tono! E il senso del ridicolo non si abbandona mai... E poi... ma sì, siamo tutti ridicoli! Che il mondo ci verrà molto meglio! ;-)
***
Ti pare che abbia difeso la "categoria" in maniera ridicola?? Mmmm... in realtà, io ho cento anni e ancora altri cento!!!! ;-)))
CErcare il senso di quelle non parole capire cosa si nasconde dietro il finto intellettualismo, entrare in contatto con loro per capirli veramente, io ricordo gli adulti che quando ero più giovane mi etichettavano e giudicavano sernza capirmi e non voglio fare il loro stesso errore adesso che ho quasi raggiunto i 30 anni.
Io non sto etichettando, sto dicendo solo che non sopporto chi usa parole di altri per farsi bello, chi usa parole difficili solo per il gusto di sembrare più bravo
"vuotezza di pensiero", come una spirale. ci stai arrivando, Vinci. E poi potrai dargli un nome.
chi usa parole per farsi bello non piace neanche a me, indipendemente se le parole che usa siano sue o no, mentre non mi smebra ridicolo chi usa parole rubate magari ad altri ma che ha sentito così profondamente sue da fagocitarle, è come quando leggi una poesia o un libro o persino un post che ti tocca qualche corda, avresti voluto scriverle tu quelle parole e non ti sono uscite fuori, allora le fai tue e le regali a qualcun altro
senza nemmeno renderti conto di averle scippate
Le parole sono come un abito, devono starti bene addosso...a vent'anni, forse, non tutti hanno trovato quelle giuste...è vero, c'è poca ricerca, poca riflessione sull'uso che se ne fa e i ventenni sono come bambini che imparano un linguaggio senza esserne consapevoli.
anche a me non piacciono i giovani ridondanti, che non trovano il coraggio di cercare la propria originalità lontano dai luoghi battuti da altri...ma forse anch'io in realtà lo sono ancora e la ricerca del proprio abito non finisce mai. Insomma, da qualcosa, da qualcuno bisogna iniziare e questo è già uno sforzo apprezzabile...chi di noi non lo ha fatto...
un saluto, A.
è solo il segno che stiamo invecchiando, vinci. benritrovato!
I ventenni non sono consapevoli della bellezza della loro età, purtroppo anche noi lo abbiamo imparato tardi. Questo è il mio nuovo indirizzo blog se ti va di leggermi. Ciao ^_^
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