C'è chi dice che Omero si fosse accecato per rimanere nel sogno e poter cantare, poter scrivere versi, c'è chi dice che delle volte si cerca il dolore volontariamente per poter provare una sorta di piacere inconscio, c'è chi addirittura fa di tutto per incasinarsi la vita anche nei piccoli dettagli di tutti i giorni, chi preferisce sognare invece di vivere... e così alla fine del cerchio siam ritornati al caso di Omero.
Detto questo mi sembra possibile parlare di due film che ho visto in questi giorni: Factory girl e l'età barbarica. Due film che mi son piaciuti, due film molto molto diversi, ma avvicinati da un comune senso di autodistruzione dei personaggi principali.
Come intrusi si muovono, come intrusi prendon parte alle vite degli altri.
Quella "sottile tendenza all'autodistruzione" e il concetto di autoimmunità, a mio avviso può offrire una chiave di lettura ai due film molto attuale nella società contemporanea.
Non appena vi è vita, vi è autodecostruzione, auto-immunizzazione, vi è la-vita-la-morte; la vita è quindi contaminata irrimediabilmente con la morte. Questa è l'arte, questi sono i sogni.
Un concetto già ampiamente espresso da Freud, che lo chiama "pulsione di morte". Di per sé, la vita ha infatti la tendenza a ritornare allo stato originario della vita inorganica: Se noi accettiamo come verità, non passibile d'eccezioni, che ogni cosa che vive muore per cause interne - tornando allo stato inorganico -, allora dovremo anche dire che 'la meta di ogni vita è la morte', e, guardando ancora più indietro, che le cose inanimate preesistevano a quelle vive. Alle pulsioni sessuali (pulsioni di vita) quindi si contrappone tale tendenza autodistruttiva chiamata "pulsione di morte".
I due film analizzano, allora, la struttura di autodistruzione nella vita-non vita come un fenomeno inserito in una struttura di autodistruzione della vita quale momento e movimento specifico di un'autodistruzione più generale di ciò che è.
4 commenti:
Grandissimo vinci!!!
Come al solito non ho capito niente...ma andrò a vedere il film...perchè come al solito mi fido di uno he scrive così.
non ho ancora visto nessuno dei due film, ma le tue considerazioni sull'autodistruzione mi ha fatto pensare a La ragazza sul ponte; quando ho cominciato a vederlo la prima volta sono stata attratta, come da un magnete, dallo sguardo indurito di realismo, dalla postura sicura di chi ha nelle mani la verità di morte, dal corpo sciupato di Adele. il mio orgoglio autodistruttivo si stava preparando ad irrobustirsi. sono stata un po' delusa allora quando ho visto che la fantasia cercava di alterare la realtà. ma sono bastate poche altre scene per incantarmi e farmi spalancare gli occhi. io penso che sia più complicato, ma si può essere felici e pensare di costruire, anche credendo ai sogni.
Secondo me sei un pazzo fottuto, ma mi ecciti e se fossi pure bono ti scoperei
Posta un commento