giovedì 15 novembre 2007
Rileggendo Kafka
Oggi pomeriggio mi è venuta voglia di rileggere la Metamorfosi di Kafka. Un libro che ho letto per la prima volta tanti tanti anni fa, al ginnasio quando avevo 15 anni.
Mi è sempre piaciuto iniziare dal quel "svegliandosi da sogni tormentati", il momento in cui Gregor Samsa, viaggiatore di commercio, quindi esempio della classica borghesia del Novecento, quella cara a Svevo, a Pessoa e a tanti altri, scopre di essersi trasformato in un orribile insetto. La trasformazione sconvolge la sua famiglia tanto da portare poi Gregor alla morte solitaria, vista quasi come una liberazione, sia dalla famiglia che da Gregor.
Gregor rompe la vita abitudinaria di un nucleo borghese, è il destino di un uomo destinato ad un destino deciso da altri. La metamorfosi consiste nello stupore di un uomo che capisce che può trasformarsi in bestia senza sforzo. In bestia per chi? per la sua famiglia, e cosa rappresenta la famiglia? l'opinione corrente della società borghese.
La maraviglia di questo personaggio sta nel passaggio continuo fra eccezionalità e abitudine. Due mondi si confrontano senza arrivare a trovare una soluzione, perchè soluzione non c'è, se non diventare altro: la metamorfosi.
Quando Gregor diventa insetto, non si preoccupa tanto della metamorfosi in oggetto rivoltante, quanto di far tardi al lavoro. E' un po' come chi aspetta Godot per una vita e poi prima di suicidarsi si volta a guardare, sperando di veder arrivare Godot da lontano. Abitudine, l'assurdità che si fa simbolo, metafora.
La speranza e l'assurdo.
Anche il protagonista del Processo era accusato, ma accusato di cosa? Non si sa.
E' quello che accade, che continua ad accadere nelle nostre vite, quando ci troviamo in contrasto con quel che ci si aspetta da noi.
"Si aprirono d'un colpo le finestre.
Chi era? Un amico? Un buon uomo? Uno che voleva aiutare? Uno che voleva dire la sua?
Era uno solo? Erano tutti?
E' un vento che porta salvezza? C'è ancora salvezza?
Ci sono eccezioni che si credevano dimenticate?
Certo qualcuno ancora c'è.
La logica è spesso incrollabile, ma non resiste ad un uomo che vuole vivere.
Dov'era allora il giudice che non aveva mai visto?
Dov'era il tribunale fino al quale non era mai arrivato?"
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